Un lido per la città con piscina scoperta. Il Comune di Sondrio ci pensa

L’idea L’assessore Diasio: «Serve una visione ampia. Avrebbe una valenza sociale, da valutare i costi». Come sede, l’ideale sarebbe il parco Bartesaghi

Estate dalle temperature torride in città, frotte di ragazzi sul Mallero, soprattutto alle “storiche” Cassandre dove non ci sono le condizioni di sicurezza e continua a vigere il divieto di balneabilità, ed ecco che sul tavolo della discussione torna la possibilità di realizzare un impianto natatorio all’aperto nel capoluogo.

La proposta

A sollevarla, tra gli altri, uno dei nostri lettori che sull’esempio di quanto accade anche in centri urbani per caratteristiche simili a Sondrio - «Aosta, Trento, Bolzano e Merano hanno tutte il loro “lido”» - propone all’amministrazione comunale di valutare di portare la balneazione in città. Certo lui la contrappone alla realizzazione del palaghiaccio, ma, al di là di altre e personali valutazioni, resta l’idea di fondo.

Il punto centrale è infatti l’esigenza di un luogo sicuro e controllato dove anche chi è costretto a trascorrere l’estate in città possa passare del tempo al fresco e nuotando. Soprattutto bambini e ragazzi. Un’esigenza non nuova se si considerano l’esperienza pluridecennale della famiglia Ranelli, ad un passo dall’Adda, prima con il campeggio con annessa vasca e poi, dopo l’alluvione del 1987 con le piscine al Castelletto (abbattute nel 2012) e quella più recente degli anni Duemila al Tennis club di Sondrio con le due piscine per bambini e adulti che per qualche estate hanno dato vita ad un vero e proprio lido, peraltro stra frequentato.

Riflessione

«La riflessione circa la possibilità di avere un impianto natatorio all’aperto, in qualunque modo lo si voglia fare - dice l’assessore comunale allo Sport, Michele Diasio - è certamente condivisibile e anzi, essendo assolutamente consapevoli della necessità di rispondere a questo bisogno già da qualche tempo abbiamo avviato un’attenta riflessione».

Una valutazione che, assicura Diasio, è qualcosa più che in fase embrionale. «Ne stiamo parlando - aggiunge -. La questione richiede una visione ampia. Ci sono i costi da valutare per un impianto che potrebbe essere sfruttato per 3, 4 mesi al massimo e i servizi accessori da garantire a chi lo frequenta, e penso anche solo banalmente agli spogliatoi». Valutazioni che si collegano strettamente al luogo dove realizzare un questa sorta di “lido”

«Sicuramente ci sono dei posti particolarmente evocativi, più di altri - dice Diasio riferendosi al parco Bartesaghi dove in molti vorrebbero veder realizzate delle piscine a fianco del bar, del campo da beach volley, dei laghetti e dei parchi gioco -, ma sono anche più complicati. Senza contare che sull’Adda, e mi riferisco al sistema di cui fanno parte sia il Sentiero Valtellina, sia il fiume, sono già molti i progetti di origine sovracomunale. E alcuni interventi sono in programma per il 2023 quando si svolgeranno i Mondiali di canoa».

Le ipotesi

La collocazione migliore deve tenere conto di tanti fattori: fruibilità - a piedi, in bici e in auto -, la vicinanza con altri servizi e, perché no, l’economicità.

Non a caso tra i luoghi papabili su cui l’amministrazione comunale sta riflettendo ci sono l’area del tennis di via Vanoni raggiungibile dal Sentiero Valtellina e dalla rete di ciclabili cittadine con vicino bar, ristoranti e anche un supermercato - «dobbiamo vedere se è possibile uno sviluppo magari in abbinata con il progetto dell’area camper» dice Diasio -, ma anche quella del centro sportivo di piazzale Merizzi dove ci sono già le piscine coperte.

«Questo consentirebbe un notevole risparmio in termini di impianti - dice Diasio -, ma si tratta anche di un luogo in centro città circondato da palazzi e che quindi non si sposa con la voglia di tranquillità e relax che un’area di questo genere porta con sé».

In ogni caso le valutazioni, che devono tenere conto dei costi di realizzazione e di gestione, a palazzo pretorio sono in corso. «Sappiamo bene che si tratta di esigenze oggettive soprattutto per i nostri ragazzi - conclude Diasio -. Un impianto di questo tipo rientrerebbe a tutti gli effetti nel novero delle attività sportive che hanno una valenza educativa e sociale oltre che salutare».

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