Chiavenna: dopo due notti solo nei boschi, Otto ritrova la strada di casa

Lieto fine: scappato dall’hotel durante una vacanza a San Martino di Castrozza, il cane Otto ha vagato per due giorni tra i monti prima di ritrovare i suoi padroni

Chiavenna

Una disavventura a lieto fine, una favola che testimonia del grande amore fra uomo e animale, quella vissuta da Maurizio Frenquelli, 60 anni, di Colico, comandante della Polizia locale di Chiavenna dal 2010, da sua moglie Sonia e dal loro cane Otto. Il simpatico quattrozampe, di quasi 10 anni, ha sempre accompagnato la coppia in vacanza e anche sabato scorso ha raggiunto con loro San Martino di Castrozza (Trento), per un soggiorno di una settimana in un albergo della zona. Solo che lunedì sera, mentre i suoi amici umani erano scesi in sala da pranzo per la cena, non volendone più sapere di stare in camera ad aspettarli, si è dato un gran daffare per aprire la porta agendo sul maniglione antipanico. E ce l’ha fatta. Ha sceso non poche rampe di scale, perché la stanza era al quarto piano, ed è uscito in cortile cominciando a ronzare insistentemente attorno all’auto dei suoi possessori. Un dipendente dell’albergo l’ha visto e l’ha richiamato e, lui, probabilmente spaventatosi, si è dato alla fuga.

«E da lì non l’abbiamo più visto - assicura Frenquelli -. É scappato su per le montagne, l’hanno intercettato nei pressi di un rifugio ad alta quota, ad una distanza da Primiero, come quella che c’è fra Uschione e Chiavenna, per fare un esempio, ma non siamo riusciti a trovarlo. Due giorni e quasi due notti è durata la ricerca e tutti ci hanno dato una mano. Si è mobilitata tutta Primiero e li ringraziamo molto, perché sono stati carinissimi. Persino i droni avevamo attivato e siamo stati in giro anche nottetempo per i boschi, rientrando, poi, in albergo perché dissuasi dal trattenerci oltre nel folto anche per via della presenza in zona, ci hanno detto, di parecchi lupi. É vero che si tengono a debita distanza dall’uomo, però non è prudente girare di notte nel folto. Poi, un’esperta cinofila della zona ci ha consigliato di non continuare a cercarlo in quel modo, perché lui avrebbe seguito l’odore e questo continuo nostro zigzagare nel bosco lo avrebbe ulteriormente confuso. Ci ha detto di stare in albergo, magari in auto, ad aspettarlo». E così la coppia ha fatto. Armata di coperte, mercoledì sera, si è appostata in auto con le portiere aperte, in paziente attesa.

«Un tempo da lupi - assicura Frenquelli -, con pioggia mista a neve e un gran freddo e noi, lì, con le portiere aperte ad aspettarlo. E non dico la gioia quando, all’1.30 di notte, è comparso. Stanco, spaventato per i temporali, ma felice. Credo abbia camminato tutto il tempo perché aveva i polpastrelli doloranti e non riusciva più a procedere. Noi felicissimi. Ringraziamo tutti per l’aiuto che ci hanno dato».

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