
Cronaca / Valchiavenna
Sabato 05 Agosto 2017
Crolli in parete, radar in azione a Gallivaggio
San Giacomo Filippo: la frana viene tenuta sotto costante controllo grazie ad apparecchiature molto sofisticate.
Non c’è solo la frana della Val Genasca - che fortunatamente da mesi non fa parlare di sé - a preoccupare i cittadini e le istituzioni della Valle Spluga. Anche la zona di Gallivaggio è sotto controllo per i rischi determinati dal possibile distacco di massi. Lo conferma il lavoro svolto dal Centro di monitoraggio geologico di Sondrio di Arpa Lombardia.
«Il monitoraggio di Gallivaggio è iniziato nel 2011 – spiega Francesco Ferrarini, geologo del centro -. Da circa sei anni teniamo sotto controllo la parete. Inizialmente è stato installato un radar da terra che forniva misure periodiche, una volta ogni tre mesi per circa cinque giorni, e consentiva di effettuare un confronto fra le varie campagne di misura. Successivamente su richiesta di Regione Lombardia si è deciso di proseguire con il monitoraggio radar in tempo reale, ovvero la metodologia più avanzata dal punto di vista tecnologico».
Negli ultimi mesi si sono registrati un crollo e l’intervento dei tecnici, anche con l’ausilio di elicotteri. «Nei giorni scorsi, a seguito di un piccolo crollo di massi che a giugno non aveva provocato grossi danni, si è deciso di migliorare ulteriormente il sistema di monitoraggio, anche attraverso il taglio di alcuni alberi sulla parete per migliorare la capacità ricognitiva del radar. È stata quindi aumentata leggermente la frequenza di campionamento ed è stata commissionata un’analisi del versante a uno studio di ingegneria, per verificare lo stato del pendio». Secondo il Centro di monitoraggio geologico attualmente non si stanno registrando fenomeni rilevanti in atto. «Alcune aree fanno segnare movimenti abbastanza ridotti e in altri si osserva stabilità. Però il rischio di crolli di massi non può essere escluso ed è un elemento comune a tutte le pareti rocciose, non soltanto alla situazione specifica di Gallivaggio».
Purtroppo i crolli delle pareti rocciose non sono prevedibili, a differenza di quanto si può fare con altri tipi di masse franose, per le quali tecnologia ed esperienza dei geologi offrono risposte spesso significative ed efficaci.
«A differenza di quanto si rileva nei casi di grossi movimenti franosi come il Ruinon o la Val Genasca, per i quali le tecnologie attuali consentono di produrre delle previsioni, quando si parla di pareti rocciose e del rischio di caduta di singoli massi l’analisi è più complicata dal punto di vista del monitoraggio». Gli elementi a rischio sono tre. «Da un’analisi della localizzazione di punti sensibili, questi potrebbero essere il santuario, le abitazioni e la strada statale 36».
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