Cronaca / Valchiavenna
Venerdì 20 Luglio 2018
Sanità, chiesto confronto. I sindacati: «Forti timori per il suo stato di salute»
Cisl, Cgil e Uil: «Ormai imminente, tranne sorprese dell’ultima ora, la chiusura del punto nascita di Chiavenna».
Si perdono i primari e i problemi sono tanti e rilevanti per tutti gli ospedali, da Sondalo a Chiavenna. Da Cisl, Cgil e Uil arriva un vero e proprio allarme per la situazione della sanità locale. Secondo i sindacati, infatti, la perdita di due importanti responsabili di unità operativa nel giro di un mese - cardiologia e neurochirurgia - non può passare inosservata e «non destare grande preoccupazione per le ricadute che possono avere sulla qualità delle prestazioni sanitarie».
Ma questo è solo uno dei tanti sintomi della situazione attuale. Una condizione che ha preso il via dall’applicazione della legge che in nome di una salvaguardia e valorizzazione della sanità di montagna ha determinato una sperimentazione sia in contesto Ats (programmazione e controllo) sia Asst (erogazione). Buoni propositi che non solo sono rimasti sulla carta, secondo i sindacati, ma hanno provocato anche dei peggioramenti.
«Da questa cornice di intenti sembrava trasparire l’intenzione di porre realmente particolare attenzione alla montagna. Cosa che purtroppo non è avvenuta in quanto il territorio è stato chiamato ad attuare scelte improntate a una visione economicistica del riordino dell’offerta ospedaliera e lasciando sempre più asciugare i nostri reparti a discapito del proliferare di quella privata o privata convenzionata. L’auspicata deroga ai criteri generali in merito ai budget di spesa per personale – medico e non – e le necessarie risorse per gli investimenti tecnologici, invocate all’inizio del percorso, non hanno trovato traccia nel percorso, costringendo le due aziende del territorio a operare senza le opportune risorse». In questo contesto apparivano fondamentali l’avvio del Pot di Morbegno e dei Presst territoriali nei quali realizzare la connessione tra la rete ospedaliera e la presa in carico dei bisogni dei cittadini con particolare rilievo di quelli cronici. «Oggi registriamo enormi ritardi di attuazione e una sostanziale inefficacia delle scelte sinora messe in campo».
La situazione non riguarda una sola struttura. Ce n’è per tutti. Secondo i sindacati l’assenza di una vera e propria capacità di rilancio e di riorganizzazione dell’offerta ospedaliera sta portando i presidi a un impoverimento professionale. «Si pensi ad esempio a Sondrio che dopo il rifacimento dell’intero blocco operatorio ha visto la realizzazione del nuovo pronto soccorso. Da un lato le sale operatorie lavorano sempre più a regime ridotto – con allungamento dei tempi di attesa e aumento dei tassi di fuga - mentre i tempi di erogazione delle prestazioni nel secondo caso esplodono con casi drammatici - 12/14 ore di attesa - che pensavamo di non dover sperimentare».
L’attenzione si concentra anche sul Morelli. «Abbiamo, vanamente, auspicato un progetto di consolidamento e rilancio di Sondalo, ma i fatti dimostrano che l’unica operazione vera è stata lo sdoppiamento della Neurochirurgia che, beffa nella beffa, ora perde inspiegabilmente il suo primario. Del potenziamento della riabilitazione, della rinascita della cardiologia o della cura dei disturbi alimentari non c’è traccia» Secondo i sindacati la sofferenza maggiore riguarda il presidio di Chiavenna, «sacrificato in nome e per conto della riforma».
«Appare infatti evidente come le scelte aziendali abbiamo disinvestito sul presidio per consolidare Menaggio che, ironia della sorte, oggi tutti o quasi a gran voce chiedono torni sotto Como. A questo aggiungiamo l’ormai imminente, tranne sorprese dell’ultima ora, chiusura del punto nascita a favore dell’ospedale di Gravedona». I sindacati confederali ritengono quindi che le scelte strategiche, organizzative e gestionali attuate da Asst Valtellina e Alto Lario «siano state spesso frutto di azioni necessarie a fronteggiare emergenze contingenti anziché prodotte da una vera progettualità». La richiesta è chiara. «È necessario, urgente, riprendere un forte confronto politico-istituzionale in tema di sanità territoriale».
Nel frattempo, l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, ha annunciato ieri che “grazie a due accordi siglati con le organizzazioni sindacali del comparto e delle dirigenze del sistema sanitario regionale pubblico, che hanno dimostrato un grande senso di responsabilità, 16,5 milioni euro destinati a una parte degli incentivi 2018 per il personale dipendente, saranno utilizzati per circa 250 nuove assunzioni a tempo indeterminato nelle Asst lombarde».
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