San Furlan, il santo tra i pali: «Lecco mi ha ridato la voglia di giocare»

Il portiere toscano racconta il suo legame con la città, la rinascita sportiva e l’armonia di uno spogliatoio che considera una famiglia

Lecco

Lo chiamano tutti San Furlan, ormai. E lui, Jacopo Furlan, 32 anni, portierissimo bluceleste, a Renate batterà il suo record personale di presenze con una stessa maglia: 45. Non ne aveva mai fatte tante con la stessa squadra dagli esordi di una carriera che ha toccato tutte le serie, A compresa.

Dall’Empoli fino al Lecco, ha attraversato piazze come Bari, Trapani, Catanzaro, ancora Empoli (in A e B), Perugia, Catania e quindi Lecco. Proprio in bluceleste ha trovato la sua seconda giovinezza.

«Ero a Catania, in ritiro, e lì si erano arenate alcune trattative, qualche sondaggio, perché non si sapeva bene l’andazzo della squadra. Una volta tornati dal ritiro, a inizio agosto, Melgrati aveva comunicato di aver trovato un’altra squadra. Così mi chiamò il trainer dei portieri di mister Baldini, Bertaccini. Baldini l’avevo avuto un anno prima a Perugia e mi chiese la disponibilità, domandandomi se mi sarebbe piaciuto venire qua. Dissi subito di sì: Lecco era una piazza che mi allettava, mi stimolava».

Scelta azzeccata, in campo e fuori. «Davvero. Lecco è una città che mi piace, mi piace viverci. Faccio più o meno tutto a piedi, come piace a me. Non è caotica, è molto vivibile. Pian piano mi abituerò magari anche alle piogge che a un certo punto caratterizzano l’inverno, purtroppo. Però mi trovo bene da tutti i punti di vista».

La voglia di normalità, di “casa”, stride un po’ con la nomea di portiere un po’ “matto”. Ma Furlan ammette: «Sì, penso che tra l’adrenalina e la concentrazione venga fuori quel lato un po’ esuberante del mio carattere. Qualche compagno mi dice che in campo, ogni tanto, sono un po’ insopportabile. E io rispondo: “Abbiate pazienza ragazzi, lo faccio in buona fede”. Finora mi è andata bene».

Il portiere, del resto, vive una pressione psicologica costante. Alla quale si aggiunge il compito, richiesto da mister Valente a tutti i suoi numeri uno, di giocare con i piedi e costruire dal basso.

«Tendenzialmente devo darla a quelli con la maglia della mia squadra – scherza Furlan –. Quella sarebbe l’indicazione primaria, poi ovviamente proviamo diverse soluzioni, soprattutto le uscite dal basso. Con l’esperienza cerco di capire chi è posizionato meglio, chi può ricevere palla, qual è il passaggio più vantaggioso».

Ma se Furlan ha un segreto, questo risiede nel gruppo. «Il nostro spogliatoio, come ho detto molte volte, è ottimo. Siamo un gruppo di lavoro eccezionale: ragazzi straordinari. Si sta bene praticamente con tutti, ma non solo con i compagni. Anche con fisioterapisti, dottori, magazziniere, team manager. C’è un’armonia che è bene resti così: porta grandi vantaggi».

La sconfitta con il Brescia non ha ridimensionato il Lecco, anzi: lo ha motivato a riprendere la marcia. «Sabato andiamo a Renate per cercare di riprendere la strada intrapresa. Lì sarà una partita ostica: mister Foschi è sempre pericoloso, non so cosa aspettarmi. Ma so cosa dobbiamo fare noi per portare a casa un risultato positivo».

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