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Lunedì 25 Agosto 2025
Var a chiamata, esordio da rivedere in C: poche telecamere e chiamate pretestuose
Fa discutere in terza serie il nuovo Football Video Support, tra allenatori furbetti e mancanza di telecamere. Uno strumento sicuramente utile per evitare ingiustizie, ma c’è qualcosa da rivedere
Lecco
Il Var a chiamata (o FVR; Football Video Support) è da rivedere. Un esempio che porterà a una prima correzione? In Carpi-Juve Ng (girone B) il difensore locale Lombardi riceve la seconda ammonizione per un presunto tocco di mano (poi rivelatosi di petto): il suo allenatore - non potendo chiedere, da protocollo, una revisione per un semplice cartellino giallo – usa il challenge (il cartellino di richiesta-intervento Fvr) richiedendo un’espulsione diretta contro il proprio calciatore. Questo al solo scopo di riuscire a mandare l’arbitro al monitor. Così l’arbitro torna sui propri passi, toglie la seconda ammonizione al giocatore che resta in campo. Risultato? Dal prossimo turno sarà vietato a un allenatore di chiedere una revisione-Fvr contro un proprio giocatore, per evitare sgradevoli escamotage
E a Lecco? In sala stampa ecco un candido Andrea Quaresmini, mister degli Orange bresciani, che ammette: «La seconda volta (che ha richiesto il Fvr, ndr) c’è stata una trattenuta, mancava un minuto alla fine e ci stava provare a rivedere... Sì, anche la mia seconda chiamata è stata un po’ pretestuosa, ci abbiamo provato...». Insomma, qualcosa da rivedere, per evitare tentativi ridicoli e dannosi per lo spettacolo (soprattutto quando la gara è più appassionante: nei “finali arroventati”) c’è. E soprattutto per disciplinare delle interruzioni che sì servono eccome (per arginare svarioni arbitrali, dalla C in giù, ancor più evidenti e ripetuti) ma che, se si rivelano pretenziose o sportivamente “scorrette” (anche solo per interrompere un lungo pressing, ad esempio...), possono solo danneggiare tifosi e regolarità.
Lo stesso Quaresmini poi spiegava: «Può essere un aiuto, in generale, per dare giustizia. Sul secondo gol del Lecco c’è stata la chiamata con valutazione, ma non c’erano abbastanza telecamere; il guardalinee non ha ravvisato il fuorigioco ed evidentemente qualcosa abbiamo sbagliato noi. Tempi lunghi? Abbiamo due possibilità alla fine e va regolato sull’uniformità perché se non ci sono le telecamere...».
Ma non è finita: la questione delle (troppo poche) telecamere e in particolare dell’assenza di quella “ai 16 metri” è costata al Lecco un rigore nettissimo non dato su Sipos che poi, il dettaglio delle foto mostrate in sala stampa, porgevano come chiarissimo (al 63’ un difensore ospite rifila un calcione al polpaccio di Sipos, proteso a controllare il pallone in piena area-Ospitaletto). C’è la chiamata, c’è l’arbitro che va a controllare, ma non ci sono le immagini giuste: niente penalty. «Se Leon ha detto che l’ha preso (il calcione, ndr)... Ma l’arbitro non l’ha dato» ha commentato Valente (sconsolato).
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