Parco dello Stelvio, scontro tra gli allevatori

Duplice e opposta lettura aValfurva. Chi ne denuncia le pressioni e le limitazioni al pascolo, chi invece ne sottolinea le opportunità

La vicenda del lupo azzoppato nella parte camuna del Parco nazionale dello Stelvio, ha sortito l’effetto di riaccendere la diatriba fra gli agricoltori che credono in una convivenza possibile e fruttuosa col sistema Parco e coloro che, invece, ne denunciano le pressioni tese a scoraggiare, dicono, il pascolo libero per ridurre il conflitto sui grandi predatori.

Discussione, aperta da Tutela rurale, associazione registrata il 22 maggio scorso, la quale ha diffuso un comunicato congiunto con il Comitato per la tutela delle persone e degli animali dal lupo di Valtellina e Valchiavenna, per denunciare la ripresa di predazioni a Valfurva, attribuibili al lupo.

«I lupi a differerenza di qualche anno fa sono ormai quasi ovunque, il randagismo canino è assente e privare dell’indennizzo gli allevatori per difendere il lupo ad ogni costo è profondamente ingiusto - dicono -. Il diritto di pascolo attraverso l’uso civico è inalienabile e il parco non può espropriarlo. La legge forestale regionale pone dei limiti al pascolo incustodito ma non lo vieta dove sia garantito che gli animali non sconfinano su proprietà altrui».

Una visione che cozza contro quella di “Agricoltori italiani”, gruppo dei trattori cui appartiene Enrico Confortola, allevatore di Valfurva, con azienda agricola ai Forni.

«Basta diatribe fra Parco e allevatori fomentate da chi scrive sulla tastiera comodamente seduto in città - dice -. Noi lavoriamo qui e sappiamo bene come stanno le cose. Il parco e gli allevatori devono marciare insieme. Da anni mi batto perché i nostri prodotti possano avere il marchio del Parco che sarebbe un valore aggiunto. Dopo, i problemi ci sono, anche con i predatori, però, ciascuno fa tutto il possibile per proteggere gli animali e per ora conflitti enormi non ce ne sono stati. Le predazioni vanno anche denunciate e, da sempre, se si lasciano gli ovi caprini liberi sui costoni e li si va a vedere una volta l’anno, se ne trovano morti per mille motivi».

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