Tragedia sul Forcellina
«Così ho visto mio papà
precipitare nella neve»

Ieri a Semogo i funerali di Laonardo Villa, lo scialpinista morto in quota. La figlia racconta che cosa è successo durante l’escursione fatale

Era gremita, ieri, la chiesa di Semogo per l’ultimo saluto a Leonardo Villa, 62 anni, morto lunedì pomeriggio durante un’escursione scialpinista sul monte Forcellina .

«Mio papà era davanti a me, faceva da apripista. L’ho visto sprofondare nel vuoto, ho tentato di liberargli la bocca ma non ho potuto fare niente per salvarlo, anche se avevamo tutta l’attrezzatura necessaria per le escursioni in quota».

Sabrina Villa , ancora sotto choc per quello che è accaduto lunedì pomeriggio, quando ha visto morire suo padre durante un’escursione scialpinistica, vuole raccontare cos’è successo. Ci contatta la sorella Samanta , era stato scritto che era lei insieme a Leonardo Villa , 62enne originario di Semogo, ma questa è solo una delle tante imprecisioni trapelate lunedì pomeriggio in merito alla tragedia.

«Non ero io con mio papà, ma mia sorella Sabrina - ci racconta, in vivavoce, mentre ascoltano le sue sorelle, oltre a Sabrina anche Sara , la più piccola, 23 anni - e ora tutti contattano lei per sapere come sto io, sbagliando».

Le tre giovani donne (29 anni Sabrina, 30 Samanta) vogliono poi chiarire la dinamica della tragedia costata la vita al loro papà.

«Sabrina e papà sono andati a fare un’escursione sulla cima Forcellina, lui la conosceva bene, non era certo una meta pericolosa - racconta Samanta - e nemmeno si potevano temere valanghe in questo periodo. E, infatti, non si è staccata alcuna slavina, le cose sono andare diversamente».

Leonardo e Sabrina Villa erano giunti già in quota, a oltre 3mila metri di quota, e lì si sono scattati uno splendido selfie che la figlia ha voluto condividere con noi. Un ricordo prezioso, l’ultimo prima della tragedia. Dopo la foto, infatti, i due sono ripartiti per tornare a valle. Poi, l’impensabile.

«Mio papà era davanti a me, faceva da apripista perché molto più esperto - racconta Sabrina -. Improvvisamente, gli è mancata la neve sotto ai piedi. È sprofondato nel vuoto, caduto di testa nel buco che si era creato ed è rimasto sprofondato fino alla vita». Le condizioni della neve in quei giorni, infatti, confermano il racconto della 29enne: era presente uno strato instabile, che probabilmente ha ceduto al passaggio dell’uomo.

«Mia sorella si è precipitata su nostro padre, è riuscita a librargli la bocca, ma ha capito che era già troppo tardi - spiega ancora Samanta -. Ma papà non è morto per soffocamento, ma a causa del trauma cranico che ha riportato nella caduta, questa la causa del decesso accertata. Purtroppo non avrebbe potuto fare niente».

Del resto, i due erano attrezzati a dovere: sonda, pala e Artva, ma non è bastato. «Era uno scialpinista esperto e molto prudente - concludono le tre sorelle -. È stata una tragedia impossibile da prevedere».

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