Bellano, rose rosse
per Antonia e Giovanni
Hanno detto “sì” a settant’anni di distanza dal primo incontro
Don Cesare rivela lo scenario dietro la decisione delle nozze - Accanto agli sposi figli, nipoti e pronipoti
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La rosa rossa, simbolo dell’amore vero e della passione, è stata scelta dagli sposi per il loro matrimonio. Sull’altare della chiesa dei Santi Nazaro e Celso, nel bouquet di Antonia, all’occhiello dello smoking di Gianni: tutto nel ricordo di quella prima rosa rossa che il romantico giovanotto aveva fatto trovare sul tavolo del ristorante dove aveva invitato a pranzo la sua amata, quattro anni fa.
Antonia Gottifredi, 86 anni, e Giovanni Molinari , 89, hanno coronato ieri mattina il loro sogno d’amore, nato settant’anni fa, sposati dal parroco don Cesare Terraneo.
Si è fatta attendere
Lo sposo è arrivato per primo, cinque minuti prima delle 11: impeccabile nello smoking scuro con farfallino e gemelli d’oro ai polsi, accompagnato dalla nipote Francesca Molinari.
Ha atteso davanti all’altare l’arrivo di Antonia che, come vuole la tradizione, si è fatta aspettare una decina di minuti.
Avvolta nella pelliccia marrone che poi ha tolto entrando in chiesa, sotto braccio al figlio Luigi Bianchi, con una tailleur color grigio perla su una camicetta color avorio e calze fumé decorate da fiori, il bouquet di rose nelle mani, Antonia ha raggiunto Gianni preceduta da tre pronipoti con una rosellina in mano.
Pronta per il grande passo? «Sì, - ha risposto – mentre saliva verso l’altare con l’organo che suonava una marcia nuziale – È un giorno che aspettavo da tempo. Da quando ci siamo reincontrati, quattro anni fa».
Don Cesare ha dedicato due pensieri ai due sposi nella sua breve omelia. «È straordinaria la vostra vita, è straordinario il fatto che dopo tanti anni vi siete reincontrati. Il Signore – ha detto il parroco - disegna sempre la nostra prospettiva, sempre superiore ai nostri progetti. È la testimonianza vera e viva che il volere di Dio è sempre attuale, riguarda la nostra storia di oggi, la nostra vita personale».
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