
Cronaca / Valsassina
Mercoledì 09 Aprile 2014
Cortenova: alla Grattarola
operai senza redditi da nove mesi
Sono furiosi i novanta dipendenti della Grattarola. Da luglio sono tutti in cassa integrazione straordinaria, ma dopo nove mesi di attesa non hanno ancora visto un soldo

CORTENOVA
Sono furiosi i novanta dipendenti della Grattarola di Cortenova.
Da luglio, da quando l’azienda è entrata in fallimento, sono tutti in cassa integrazione straordinaria, ma dopo nove mesi di attesa non hanno ancora visto un soldo.
«La procedura di cassa integrazione è ferma al ministero del Lavoro - dice Mauro Crimella della Cgil - per via delle numerose richiese di sostegno pervenute da tantissime aziende italiane in questo momento di difficoltà», ma per i lavoratori della Grattarola l’attesa si sta facendo davvero molto difficile.
La società, che fino a febbraio ha continuato a lavorare a singhiozzo attualmente è ferma e quindi anche quelle poche centinaia di euro che arrivavano dall’azienda adesso non entrano più nelle casse famigliari. In più le prospettive di poter un giorno tornare a lavorare in Grattarola si fanno sempre più scarse. Infatti l’azienda è in fallimento e le due aste per la vendita del complesso industriale sono andate deserte. Ora il curatore, il commercialista Filippo Radaelli sta cercando un acquirente, disposto a farsi carico di parte della forza lavoro e degli impianti, ma l’obiettivo della continuità aziendale pare davvero difficile da raggiungere.
«Siamo indignati - dice Marco Tullio in rappresentanza di tutti i dipendenti - perché è vergognoso che dopo nove mesi non abbiamo ancora ricevuto un soldo di cassa integrazione. Com’è possibile lasciare decine di famiglie in una situazione tanto drammatica che in alcuni casi sta raggiungendo l’esasperazione», si domanda il lavoratore. «E di chi è la colpa? L’Inps, lo studio di commercialisti che ha inoltrato la pratica, il tribunale, il curatore, i sindacati, se la rimpallano a vicenda. E intanto noi abbiamo dato fondo a tutti i nostri risparmi».
Difficile trovare una soluzione alternativa all’attesa. Perché finché il ministero non darà il via libera non sarà possibile fare nulla. Il problema è che al ministero non c’è alcun referente lecchese, non c’è un politico locale che si sta occupando del dramma delle aziende lecchesi in crisi e dei propri dipendenti. Così tocca aspettare, sperando che l’agonia termini al più presto.
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