Dario Foppoli, l’ingegnere tiranese che cura i monumenti di tutto il mondo

Nei giorni scorsi è stato a Vienna Dario Foppoli, ingegnere di Tirano, nella sede dell’Iaea (International atomic energy agency), agenzia delle Nazione Unite per la quale si occupa principalmente di tematiche inerenti il patrimonio culturale e dell’esecuzione di prove non distruttive e monitoraggio nel campo dell’ingegneria civile e dei beni culturali.

Prima dell’ennesima trasferta Foppoli ha aperto, però, il ciclo di incontri che l’artista tiranese Valerio Righini organizza nella sua galleria artistica a Madonna di Tirano. Titolo della serata “Vedo un mondo che si trasforma. Pensieri ed impressioni dal medio e lontano Oriente” che ha rappresentato una sorta di diario di viaggio – come professionista, e non turista chiaramente - dell’attività svolta a livello internazionale in particolare nel sud dell’Asia e nella zona islamica.

Si è presentato, Foppoli, un po’ come il “medico dei monumenti” perché la sua attività di analisi sugli edifici storici per capirne lo stato di salute, è simile a quella medica, ma declinata in ambito monumentale. «L’Iaea si occupa dell’utilizzo dell’energia atomica per motivi di pace, tant’è che nel 2005 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace, e di cooperazione tecnica nel mondo sviluppando una serie di ricerche per mondo più sicuro e sano – ha spiegato l’ingegnere -. L’agenzia si occupa anche di contrastare gli effetti dei disastri naturali. Io mi occupo di sviluppare nel mondo ricerche per analizzare la situazione attuale degli edifici e renderli più sicuri e ho avuto così l’occasione di conoscere il contesto del Medio Oriente, che è estremamente delicato, a Gerusalemme, Beirut e Damasco».

Nel caso di Beirut, in Libano, qui si è verificata un’esplosione nel porto nel 2020 che ha causato morti, feriti ed evacuati, andando ad appesantire una città già stravolta dalla precedente guerra. «È stato chiesto aiuto a noi per stimare danni e per capire cosa del centro storico potesse essere salvato -. Il nostro compito non è intervenire, ma portare insegnare ai tecnici del luogo come intervenire; in tal senso abbiamo portato strumenti e applicato tecniche di indagine».

Viaggio di lavoro particolarmente delicato quello dell’anno scorso a Damasco in Siria, la cui zona settentrionale è ancora in guerra, in seguito ad un fortissimo terremoto. «Anche qui abbiamo portato strumentazione e formato una squadra di ingegneri siriani – ha detto Foppoli -. Siccome la nostra era considerata anche una missione umanitaria, c’è stato anche un momento ufficiale in cui il ministro ci ha ricevuto». Foppoli è rimasto stupito, oltre della bellezza della città, dal livello di sicurezza maggiore rispetto ad altri posti visitati. «Abbiamo potuto girare per le strade – ha aggiunto -. Nonostante ci sia l’embargo, i beni essenziali non mancano. E questo fa riflettere sugli effetti di uno strumento come l’embargo». A Gerusalemme, invece, il livello di militarizzazione già nel 2018 era alto. Altre trasferte sono state a Islamabad capitale del Pakistan e, soltanto nel febbraio 2024, a Malaysia per un corso di formazione cui hanno partecipato – elemento degno di nota per uno Stato islamico – anche alcune donne.

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