
Cronaca / Lecco città
Sabato 22 Febbraio 2014
Ditte lecchesi in prima linea
al Salone di Colonia
La rassegna tedesca è una vetrina mondiale. Imprese del territorio a caccia di nuovi sbocchi

LECCO
Le piccole imprese lecchesi che producono utensili per l’edilizia e articoli per ferramenta tornano a investire con uno stand al Salone Internazionale Eisenwarenmesse di Colonia, dal 9 al 12 marzo di quest’anno.
«Ci andiamo da 20 anni perchè per il nostro settore è la fiera numero uno al mondo» – dice Silvia Poletti, responsabile commerciale della Sveden di Primaluna che produce articoli per edilizia. Il gruppo, con tre fabbriche (le altre due sono a Biella e a Trento) e 50 dipendenti, esporta il 90% della produzione, in Nordafrica, Medioriente ed Europa: «In Italia – dice Poletti – il mercato è fermo e i pagamenti non arrivano. All’estero abbiamo clienti assicurati e lettere di credito».
«Esponiamo ininterrottamente dal 1979 – dice Ermanno Morandini delle Trafilerie Torre de’ Busi, alla quarta generazione dell’azienda di famiglia che col marchio Titibi produce chioderie per edilizia, fissaggio e hobbistica –. Quest’anno la nostra novità sarà un sistema di fissaggio con una pistola alimentata a gas». L’imprenditore ha un dinamismo inarrestabile. Con una decina di dipendenti fa sull’estero il 30% del fatturato, una quota che «aumenta ogni anno – dice - mentre in Italia il mercato è ai minimi storici. I nostri mercati sono quelli del Golfo Arabo, di Palestina, Israele, Giordania, Nordafrica e grazie alla fiera di Colonia esportiamo anche in Venezuela e Costarica».
Alcune aziende non hanno mai smesso di partecipare a quella che con circa 2700 espositori da 50 Paesi (200 dall’Italia) e 54mila visitatori da 132 nazioni è considerata la biennale più importante di settore. Altre invece si sono fermate, non tanto per la crisi quanto per il fatto che negli ultimi anni il Salone è diventato terra di conquista di espositori e visitatori dall’Estremo Oriente. Ma il 2014 sembra essere l’anno del gran ritorno anche per tanti lecchesi, spinti dai cali di fatturato italiano a cercare sempre più business all’estero.
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