
Roma
«Attraverso il nuovo pontefice, la Chiesa, guidata dal suo pastore, annunci il Vangelo, testimoni la misericordia e la speranza, promuova la pace e la giustizia, con uno stile di povertà, sobrietà e tenerezza». L’auspicio espresso alla vigilia del Conclave dal cardinale Oscar Cantoni ora assume un valore ancor più importante.
Per il vescovo di Como, 75 anni il prossimo 1° settembre, quella che è terminata ieri, con l’elezione del nuovo Pontefice, è stata una «esperienza unica e irripetibile, anche se piuttosto complessa», come ha fatto sapere lui stesso in un messaggio inviato ai fedeli della Diocesi a inizio maggio, a pochi giorni di distanza dalle esequie di Papa Francesco e nel pieno pre-Conclave.
Cantoni peraltro conosce bene Robert Francis Prevost, dal 2023 prefetto del Dicastero dei vescovi di cui fa parte dal luglio del 2022 - anche il nostro vescovo. Nel cuore del Giubileo della Speranza, alla fine di giugno il cardinale celebrerà il cinquantesimo anniversario di sacerdozio: un’altra lieta ricorrenza che renderà, di fatto, il 2025 un anno indimenticabile per il porporato. Tante le emozioni provate soprattutto negli ultimi giorni, tra la gratitudine per i dodici anni di pontificato di Jorge Mario Bergoglio e la responsabilità nel tracciare, insieme ai confratelli cardinali, il futuro della Chiesa universale.
«Ci sentiamo tutti un po’ orfani, privi di una guida sicura, come pecore senza pastore, essendo stato Papa Francesco una persona illuminata e profetica, che nel nome di Dio ha scosso le coscienze di tanta gente. Il mondo è oggi in affanno e sente il bisogno di un padre che guidi le persone con tenerezza e insieme con autorevolezza», le parole pronunciate il 27 aprile nella messa in suffragio in Duomo.
Tornando alla lettera del 1° maggio, Cantoni ha scelto di confidare alla Diocesi «quanto profondo e intenso sia il legame che avverto tra noi, cristiani della nostra Chiesa, compresi tanti uomini e donne di buona volontà, come pure con i membri della Chiesa diffusa su tutta la terra».
Ancora, «è una esperienza fortissima di comunione, perché da ogni parte della Chiesa sale incessante a Dio un’unica e compatta preghiera: “Donaci, Signore, un nuovo Pastore secondo il tuo cuore”». E la compattezza del popolo cristiano si è vista al meglio in questi giorni, con centinaia di migliaia di pellegrini riuniti in piazza San Pietro, ma anche con le singole iniziative di preghiera nelle parrocchie comasche. Bello pensare a questa compattezza anche in riferimento al motto di Prevost, ossia “In Illo uno unum”, parole tratte dall’Esposizione sul Salmo 127 di Sant’Agostino per spiegare che “sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno”.
Tornando alla presenza di Cantoni in Conclave, nella lettera ha parlato della chiamata ricevuta, «per un misterioso disegno divino», a «essere interprete della volontà di Dio, così da giungere, insieme a tutto il Collegio cardinalizio, a individuare colui che il Signore Gesù ha già scelto e che deve essere solo riconosciuto». Questo l’identikit da lui tracciato del successore di Pietro, che da ieri ha un nome: Leone XIV, appunto. In merito al nuovo Pontefice, l’auspicio del vescovo Oscar è che sia «testimone della misericordia di Cristo Signore nei confronti dei popoli e delle persone, promuovendo la pace e la giustizia». A giudicare dalle prime parole pronunciate in piazza San Pietro, si può dire che le premesse non mancano. E, per fare ciò, il cardinale si augura che utilizzi «quel linguaggio semplice e familiare di Papa Francesco, che ha conquistato il cuore di tantissima gente, presentando una Chiesa povera, sobria e sorridente, a immagine di Colui che l’ha fondata». È la Chiesa della pace.
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