
Cronaca / Valchiavenna
Sabato 11 Luglio 2015
L’allarme dei sindaci: «Grossi problemi
con gli ultimi tagli»
Gli amministratori sul piede di guerra. Criticata la riduzione dell’Imu su prime e seconde case. Ma c’è pure il saldo negativo per il fondo di solidarietà.
Franco Masanti, sindaco di Madesimo, Giuseppe Guanella, sindaco di Campodolcino, Miriam Longhini, sindaco di Chiesa in Valmalenco, e Giuseppe Occhi, sindaco di Bormio, a nome e per conto anche dei sindaci di Aprica, Carla Cioccarelli, e di Livigno, Damiano Bormolini, sono sul piede di guerra. Non solo per il taglio dell’Imu sulle prime e seconde case, parte del cui introito va dritto dritto sul fondo di solidarietà istituito a livello statale, ma anche per il fatto che, quest’anno, è arrivata la notizia di un saldo negativo rispetto alla quota del fondo loro spettante.
«Siamo all’assurdo. Non solo dobbiamo versare una quota parte elevata delle nostre entrate comunali da Imu, soprattutto sulle seconde case, allo Stato – afferma Miriam Longhini, sindaco di Chiesa in Valmalenco -, pari al 38,23% dell’aliquota, ma non ci viene più distribuito nulla; poi, sul fondo di solidarietà costituito col nostro lauto apporto, anzi, anche su questo siamo nettamente in negativo. Per quanto riguarda il mio Comune, ma il problema è generalizzato a tutti e sei i Comuni turistici provinciali, ci siamo visti decurtare 740.873 euro sull’Imu incassata (pari al 38,23% del totale) e, ora ci è pervenuta notizia che dovremo restituire ancora allo Stato, sul fondo di solidarietà, 249.344 euro, contro le 81mila restituite lo scorso anno a fronte di una precedente trattenuta Imu quasi identica a quella di quest’anno, ovvero di 740.644 euro. Alla fine, quindi, ci viene decurtato dallo Stato più del 50% dell’introito da Imu, per Chiesa, oltre il milione di euro, e questo significa procurarci grossi problemi di bilancio».
Analogo ragionamento vale per Bormio, che lascia sul terreno anche di più, intorno al milione e mezzo di euro, girati allo Stato un po’ per effetto del prelievo “solidale” sull’Imu del 38,23% e un po’ per effetto del saldo negativo del fondo di solidarietà, e per Madesimo, che, pure, cede allo Stato un’entrata pari un milione e mezzo di euro.
E lo stesso discorso si ripete per Campodolcino, per Livigno e per Aprica, tutte località che, molto, in passato, hanno contato sugli introiti da seconde case possedendone parecchie, con tutti i pro e i contro. Laddove, i “pro”, erano rappresentati, oltre che dall’aver mosso l’economia locale in sede di costruzione dei fabbricati, anche dal fatto di ricavarne tributi utili a rimpiguare le casse comunali, e i “contro” erano rappresentati, e lo sono tutt’ora, dalla necessità di cementificare importanti fette di territorio e di assicurare ai turisti, anche quelli proprietari di seconde case, tutti i servizi che la popolazione turistica richiede.
«Vorrei sapere come facciamo, in queste condizioni, però, ad affrontarne le spese conseguenti, - afferma sicuro Franco Masanti, sindaco di Madesimo e, a sua volta, albergatore – perchè se vogliamo mantenere delle località turistiche in modo consono, affinchè siano attrattive e a misura di turista, dobbiamo anche spendere, investire. E cosa investiamo se non abbiamo più risorse e nemmeno, come nel caso nostro, possiamo più accendere mutui per effetto di entrate correnti che non lo permettono? Si vuole capire o no, che, in questo modo, facendo saltare tutti i parametri su cui si regge l’equilibrio già fragile di località turistiche di montagna come le nostre, abituate a fare i conti anche con un territorio difficile e impegnativo da mantenere, ci si mette in ginocchio?».
E’ una prospettiva cui nessuno dei sindaci dei sei Comuni coinvolti nel problema vuole assolutamente accettare. «Va bene essere solidali con Comuni che sono in difficoltà maggiori, ci mancherebbe, nessuno contesta il concetto di fondo che soggiace all’istituzione del fondo di solidarietà – ammette Miriam Longhini - , solo che, così come struttrato non sta in piedi, perchè non tiene conto di alcuni parametri su cui non si può, così, supinamente soprassedere. E mi riferisco al concetto di popolazione fluttuante, perchè, un conto è governare un Comune che deve parametrarsi su una popolazione residente che è, più o meno sempre quella, senza grande mobilità, e un conto è gestire Comuni che, oltre alla loro popolazione residente classica, devono fare i conti con picchi di popolazione turistica estremi. Cui dobbiamo dare risposte e non possiamo e non vogliamo farlo tartassando di tasse i nostri cittadini!».
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