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Martedì 08 Luglio 2025
Cambiamento climatico e lavoro, la Cgil Lecco: «Bene un quadro normativo nazionale»
Il segretario provinciale Riva: «Vogliamo lavorare in condizioni di sicurezza anche d’estate»
Lecco
«Il cambiamento climatico non è più un evento eccezionale, è una condizione permanente. Non possiamo più affrontarlo con misure improvvisate, anno per anno. Servono regole stabili, chiare, e una soglia oltre la quale si attivino subito protezioni per i lavoratori». Parole nette quelle di Diego Riva, segretario generale della Cgil di Lecco, all’indomani della firma del primo Protocollo nazionale sulle emergenze climatiche, avvenuta il 3 luglio al Ministero del Lavoro.
Il protocollo, sottoscritto dalle associazioni datoriali e dai sindacati, punta a tutelare la salute dei lavoratori e delle lavoratrici di tutti i settori produttivi, in particolare nei periodi di caldo estremo. Fino a oggi, infatti, la gestione delle ondate di calore nei luoghi di lavoro era affidata a ordinanze locali, spesso diverse da regione a regione.
«Ora si apre una nuova fase – spiega Riva –. Finalmente c’è un quadro nazionale, ma tocca ai territori renderlo concreto. Noi come Cgil Lecco siamo già pronti a farlo».
Per questo, il sindacato ha organizzato un corso di formazione per i delegati e i rappresentanti della sicurezza aziendale (Rls), che si terrà venerdì 11 luglio. L’incontro servirà a fare il punto sulle nuove disposizioni, condividere buone pratiche e rafforzare la prevenzione.
«Il nostro obiettivo – prosegue Riva – è semplice: vogliamo che lavorare anche in estate sia sicuro, dignitoso e sostenibile. Nessuno deve essere costretto a scegliere tra la salute e il salario. Per questo il protocollo prevede anche l’attivazione automatica degli ammortizzatori sociali nei casi in cui il lavoro non possa proseguire a causa delle condizioni climatiche».
Un’attenzione che tocca da vicino anche il territorio lecchese, dove molti lavoratori operano all’aperto o in ambienti non climatizzati: cantieri, fabbriche, magazzini, impianti industriali.
«La lotta al caldo sul lavoro non si fa con i ventilatori – conclude Riva – ma con regole, diritti e formazione».
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