Frontalieri, confermato il prelievo: «Il 3% sugli stipendi per aiutare la sanità di confine»

Vecchi frontalieri, Sertori ha incontrato i sindacati. Applicata la tariffa minima prevista dalla legge. Fino al 30% di quanto incassato dal gettito fiscale sarà destinato al welfare di confine. Si parla di 30 milioni

«Abbiamo incontrato i sindacati per avanzare proposte concrete per rendere attrattivo il lavoro di medici e infermieri nelle aree di confine. Questo è il nostro obiettivo: aumentare lo stipendio di medici e infermieri dei presìdi di confine utilizzando il contributo di solidarietà da parte dei vecchi pendolari che, è bene ricordarlo, a oggi usufruiscono dei servizi del sistema sanitario regionale senza contribuirvi». Lo dichiara l’assessore regionale con delega ai Rapporti con la Confederazione elvetica, Massimo Sertori, che ieri ha convocato e guidato, a Palazzo Pirelli, l’incontro tra Regione e associazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil), sul tema del contributo economico al servizio sanitario italiano da parte dei lavoratori frontalieri.

«Abbiamo deciso di applicare - prosegue Massimo Sertori - la percentuale minima prevista per legge, ovvero il 3% della paga netta. Abbiamo voluto inoltre ascoltare - continua l’assessore - la parte sindacale e per questo abbiamo avanzato la proposta di studiare la modalità di un welfare territoriale per rispondere ad alcune esigenze specifiche dei frontalieri. Il nostro obiettivo fondamentale è quello di rafforzare la sanità pubblica e rendere attrattivo il lavoro di medici, infermieri e personale sanitario aumentando sensibilmente la loro retribuzione. Nelle prossime settimane avanzeremo proposte concrete per tradurre quanto abbiamo discusso e concordato».Come già ventilato alla vigilia, dunque, nell’incontro di ieri con le organizzazioni sindacali, la Regione ha confermato la volontà di applicare la “tassa sulla salute” - destinata ai “vecchi” frontalieri - al 3%, ovvero la soglia minima prevista dentro la forbice da applicare ai salari netti dei nostri lavoratori impiegati oltreconfine prima del 17 luglio 2023.

«Regione Lombardia ha comunicato che è in fase di definizione il decreto attuativo presso il ministero della Salute di concerto con il Mef - si legge nella nota diffusa al termine dell’incontro con l’assessorato ai Rapporti con la Confederazione elvetica a firma dei responsabili nazionali nazionali dei frontalieri di Cgil (Giuseppe Augurusa), Cisl (Marco Contessa) e Uil (Pancrazio Raimondo) -. La Regione ha deciso di dare indicazione sul valore minimo del 3% da applicare ai salari netti dei lavoratori frontalieri».

Rispetto alla rigidità iniziale, la Regione Lombardia, pur confermando la volontà di procedere nella forma impositiva, ha aperto alla possibilità di destinare fino al 30% (stimato in 30 milioni di euro) del prevedibile gettito fiscale «per finanziare la costituzione di un sistema di welfare di frontiera da definire congiuntamente per modalità, contenuti e strumenti attuativi, rivolto ai lavoratori frontalieri». Confermando la contrarietà all’introduzione della tassa, che tra le altre cose determinerebbe la doppia imposizione, le organizzazioni sindacali hanno richiesto la trasformazione dell’imposta in un contributo volontario che determini tanto il superamento dei dubbi di incostituzionalità, quanto la definizione di un possibile controvalore che ne incentivi l’adesione». Per la giornata odierna, i Consigli sindacali interregionali, organismi bilaterali sindacali di Italia e Svizzera, «sono convocati per proseguire la discussione della vertenza in corso».

Anche il sindacato ticinese Ocst ha preso posizione su questa dibattuta vicenda attraverso una nota a firma dell’Ufficio frontalieri. «I sindacati italiani, in linea con quanto espresso da sempre dai sindacati svizzeri, hanno confermato la propria contrarietà a questa tassa in quanto si tratterebbe di una doppia imposizione del reddito - si legge -. La Regione ha affermato che verrà applicata la tariffa minima, ovvero il 3%. Resta ancora da chiarire la posizione che manterranno le altre regioni (Piemonte e Valle d’Aosta). Regione ha nel contempo aperto alla possibilità di utilizzare il 30% per finanziare la costituzione di un welfare di frontiera».

Da rimarcare infine la sottolineatura del consigliere regionale comasco del Pd, Angelo Orsenigo, che al termine dell’incontro ha fatto notare come «sia da accogliere positivamente il fatto che si apra un confronto con le parti sociali, dopo mesi in cui abbiamo chiesto trasparenza e ascolto su un tema che tocca decine di migliaia di famiglie lombarde. Ora servono risposte concrete - la chiosa -. Quanto si pagherà, chi pagherà e soprattutto perché si continua a penalizzare una categoria di lavoratori che contribuisce all’economia dei nostri territori».

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