Stop al tetto per i risarcimenti, la Cgil di Lecco: «Certificata la bontà della proposta referendaria»

La Cgil Lecco commenta positivamente la sentenza della Corte Costituzionale: più tutele per i lavoratori e legittimità alle nostre battaglie.

Lecco

Una sentenza «destinata ad avere un impatto rilevante sul mondo del lavoro, visto che il tessuto produttivo del nostro Paese è costituito prevalentemente da micro e piccole imprese che impiegano in totale quasi 4 milioni di dipendenti». Lo afferma la Cgil di Lecco in una nota relativa alla recente sentenza con cui la Corte Costituzionale ha bocciato il tetto massimo di sei mesi di risarcimento dei lavoratori delle piccole imprese (quelle con meno di 16 dipendenti) sui licenziamenti dei lavoratori assunti col Jobs Act.

Sulla sentenza la Cgil esulta in quanto la cancellazione del tetto al risarcimento in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese rientrava tra i quesiti proposti dalla Cgil con il referendum dell’8 e 9 giugno scorsi, fallito per mancato quorum.

La Consulta ha dunque dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 9, comma 1, del decreto legislativo 23-2015 in uno dei suoi due elementi distintivi, appunto quello relativo al limite massimo di risarcimento con sei mensilità di retribuzione utile al calcolo del Tfr.

Secondo la Corte, il limite fisso impedisce al giudice di valutare con piena aderenza rispetto alle singole situazioni dei lavoratori e di far leva sui criteri di adeguatezza, equità e personalizzazione del risarcimento nel rispetto del danno sofferto dal lavoratore illegittimamente licenziato. Già nel 2022, con una precedente sentenza (n. 183-2022), la Consulta sollecitava il legislatore a intervenire per un riequilibrio. Non solo: «allo stesso tempo – aggiunge la Cgil – la soglia delle sei mensilità è così bassa da non assicurare la funzione deterrente dell’indennità nei confronti del datore di lavoro».

Sebbene con l’eliminazione del tetto delle sei mensilità rimanga in vigore (ed è questo l’altro dei due elementi distintivi dell’art. 9) il dimezzamento delle indennità previsto per i cosiddetti datori “sotto soglia”, con la nuova sentenza il giudice potrà riconoscere un risarcimento fino a 18 mensilità e agire con maggiore potere discrezionale, valutando sulla base dei singoli casi. «Analogamente a quanto espresso dalla Consulta – sottolinea la nota sindacale – anche la Cgil sosteneva che il numero dei dipendenti non potesse costituire il criterio esclusivo per individuare la reale forza economica di un’impresa e che, dunque, non fosse possibile valutare in maniera automatica la sostenibilità dei costi connessi ai licenziamenti illegittimi».

Per il segretario generale della Cgil di Lecco, Diego Riva, «la Corte Costituzionale certifica la bontà della proposta referendaria avanzata dalla Cgil, che nella sua articolazione generale aveva l’obiettivo di aumentare le tutele per i lavoratori rimettendo il tema del lavoro al centro della discussione politica e sociale. Questo provvedimento – conclude Riva – dà ulteriore legittimità a tutte le iniziative fatte e ci dà la forza di proseguire nelle nostre battaglie: lo dobbiamo ai milioni di cittadini che hanno votato Sì al referendum».

In un comunicato sul proprio sito web, «a Corte esprime, inoltre, l’auspicio di un intervento legislativo sul tema dei licenziamenti di dipendenti di imprese sotto soglia, in considerazione del fatto che il criterio del numero dei dipendenti non costituisce l’esclusivo indice rivelatore della forza economica dell’impresa e quindi della sostenibilità dei costi connessi ai licenziamenti illegittimi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA