Ancora Femminicidi. Una tragedia infinita

Due femminicidi commessi a pochi giorni di distanza tra loro a Milano hanno destato grande allarme nell’opinione pubblica tanto da indurre centinaia di persone a scendere in piazza per ricordare con una fiaccolata le vittime e manifestare la rabbia e il dolore per le ennesime violenze contro le donne. Ed essi sono legati da una coincidenza atroce: entrambi sono accaduti in pubblico alla presenza di molti vicini di casa o testimoni.

Nella notte del 14 ottobre Gianluca Soncin ha ucciso con numerose coltellate Pamela Genini sul terrazzo e dentro la sua abitazione di Milano. Pamela era stata già aggredita dal suo compagno a Cervia il 3 settembre dell’anno scorso e medicata al Pronto soccorso dell’ospedale di Seriate, ove raccontò di essere stata buttata a terra, colpita alla testa con pugni e trascinata a terra per i capelli. La ragazza, però, non denunciò e non fu attivato il codice rosso. Ora se ne indaga il motivo.

Nella mattinata di mercoledì 22 ottobre ancora a Milano Luigi Morcaldi uccide con 14 coltellate la sua ex moglie separata Luciana Ronchi sotto casa sua mentre lei tentava di allontanarsi. L‘uomo viveva a casa di un amico e in auto. Da un mese la pedinava e si appostava sotto il palazzo di lei per controllarla. Ma i vicini di casa, ai quali dava fastidio perché faceva continue domande sulla moglie, non sono mai intervenuti né l’hanno denunciato.

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, intervenuto sulla responsabilità civica dei vicini di casa e dei conoscenti ha dichiarato che “Bisogna lavorare sull’educazione degli uomini, sulle scuole, e denunciare senza paura perché i femminicidi danno segnali”. Ha ragione perché, in un Paese in cui ogni tre giorni una donna viene uccisa per mano di un uomo che diceva di amarla, se si vuole dire basta ad un fenomeno che non accenna a diminuire, anzi va aumentando, il silenzio non è più un’opzione. Si tratta di una violenza di genere esercitata da uomini incapaci di accettare l’autonomia, il rifiuto o la libertà della donna. Una violenza che quasi sempre inizia molto prima del delitto tra le mura domestiche sotto forma di controlli, insulti, minacce, aggressioni, che vanno denunciate agli organi competenti con tempestività sia dalle vittime che da coloro che ne siano a conoscenza.

Lo scorso 23 luglio il Senato ha approvato un disegno di legge per introdurre l’art. 577 bis nel codice penale, che definisce la natura del femminicidio e prevede la nuova fattispecie di delitto, punito con l’ergastolo e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza di genere e per la tutela delle vittime. E’ un passo avanti. Ora è all’esame della Camera.Ma le leggi da sole non sono sufficienti. Non bastano nemmeno pene più severe. Bisogna soprattutto combattere una battaglia culturale sensibilizzando l’opinione pubblica. Serve una rivoluzione culturale a partire dalle scuole e dalle famiglie. Occorre far crescere il senso di condanna sociale dei comportamenti violenti e della cultura patriarcale. Denunciare è importante e non bisogna aver paura di farlo, anche se esiste la remora della privacy. E chi riceve la denuncia deve avere preparazione, capacità di ascolto e comprensione. Il braccialetto elettronico, che è utile se funzionante, troppe volte ha dei problemi tecnici perché il dispositivo si scarica in fretta, si surriscalda, in molte zone non prende, e a volte non parte l’allarme. Va perfezionato, ma non è sufficiente.

Nella notte tra il 27 e il 28 ottobre scorso è stato commesso un altro femminicidio a Castelnuovo del Garda in danno della brasiliana Jessica Stappazzollo Custodio, uccisa dal compagno Douglas Reis Pedroso con “un numero smisurato di coltellate”. Jessica aveva già subito maltrattamenti dal compagno, che era stato sottoposto al divieto di avvicinamento e doveva portare un braccialetto elettronico, perché il 21 aprile era stato arrestato e poi scarcerato per violenze contro la donna. Ma i due erano tornati a vivere assieme in quanto Jessica aveva deciso di rimanere con lui credendo di poterlo controllare. Errore fatale il suo. Tornare indietro è rischioso perché è difficile che un uomo violento cambi.

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