Appello per lecco quindici anni di civismo

Appello per Lecco sparisce dalla scena istituzionale dopo 15 anni di presenza in Consiglio. Certo, il movimento civico animerà comunque la prossima campagna elettorale (è parte integrante della coalizione centrista) e, poco ma sicuro, Corrado Valsecchi non si limiterà a una presenza di maniera in assemblea fino a scadenza di mandato. Ma l’ingresso della civica bluceleste nel gruppo consiliare “Per Lecco” (per intenderci, quello dei fuoriusciti dem Giovanni Tagliaferri e Clara Fusi) ha tutto il sapore della fine di un’epoca. E se è vero che talvolta si perdono nei “ma veramente” e nei “non è proprio così” le occasioni per dare il giusto valore alle persone e alle loro idee, allora si può anche rinunciare alla circospezione e mettere in ordine qualche pensiero riguardo gli ultimi tre lustri della civica targata Corrado Valsecchi.

Anzitutto, occorre riconoscere che Appello ha costituito per tre consiliature l’unica vera esperienza civica della città di Lecco, affiancata solo recentemente da Fattore Lecco (che dovrà però dimostrare continuità di rendimento elettorale e, soprattutto, un’eventuale futura autonomia dall’equazione con Gattinoni). Nelle ultime tornate elettorali in città, diverse formazioni autoproclamate civiche hanno tentato invano di imitare il modello di Appello. Alcune non sono nemmeno entrate in Consiglio, altre hanno presto o tardi ripiegato sulla meno problematica “cupola” del simbolo di partito. Non Appello. Che, va detto per onestà intellettuale, ha sempre saputo mantenere una linea politica e una struttura dirigente autonoma da ogni condizionamento dei partiti tradizionali.

Secondo, Appello per Lecco ha saputo portare sulla scena politica lecchese uomini e donne che, con buona probabilità, non l’avrebbero mai calcata sotto le insegne ingombranti di un simbolo di partito. Personalità come Alberto Invernizzi, Giorgio Gualzetti, Michele Tavola, hanno rappresentato un modello di competenza e un codice di dignità istituzionale che non può essere derubricato solo al loro indubbio valore personale. Aver candidato personalità diverse come Rinaldo Zanini, Gianluca Corti, Giorgio Redaelli, Roberto Chiappa, Gianfranco Scotti, Giulio Ceppi o Cesare Perego (solo per citarne alcune) ha significato offrire alla politica lecchese un respiro più ampio su tanti pezzi di società che i partiti iniziavano già allora, figurarsi oggi, a non notare. Senza contare i legami, fuori dal territorio, con i vari Giorgio Gori, Umberto Ambrosoli, Piero Bassetti.

Chi ha buona memoria sa che una fetta importante della storia di Appello si è consumata sul tema dell’Isola Viscontea. Non tocca ovviamente a questo fondo stabilire dove e perché il progetto si è esaurito. Sta di fatto che un attimo prima Appello era la forza che aveva preso in mano un luogo di interesse pubblico e l’aveva fatto rivivere letteralmente con la fatica propria e dei propri volontari. Un attimo dopo, Appello era la forza che aveva tentato invano l’“all in” su una partita irta di ostacoli politici e burocratici. Insomma, un giro di boa imprevisto per la storia dell’associazione.

Viene però ora da chiedersi per quale ragione Appello finisca per confluire in un contenitore numericamente e istituzionalmente meno rappresentativo dei pezzi di società che ha invece saputo rappresentare (non ce ne voglia “Per Lecco” che, tuttavia, è al momento solo il nome di una frazione di gruppo misto). Si potrebbe dire molto. Ad esempio, il fatto che non è un momento facile per nessuna associazione, che le forze possono anche venire meno, che è probabilmente mancato un cambio generazionale alla primissima “classe di ferro” datata 2010 (la lista del 2020, molto più debole in termini di capacità di consenso personale, è lì a dimostrarlo). Si può anche aggiungere che Appello per Lecco, nonostante l’orgoglio di Valsecchi possa stentare ad ammetterlo, trova il suo senso in una collocazione progressista e, soprattutto, nel rapporto (pur maturo e autonomo) con il Pd locale. Rinunciare a un simile Dna per due elezioni di seguito, forse, ha fatto mancare ad Appello un pezzo della sua anima e, di conseguenza, qualche energia.

Sta di fatto che la creatura di Valsecchi è stata protagonista sulla scena politica locale per quindici anni, consentendo l’elezione di tre sindaci, esprimendo assessori di enorme peso e condizionando la vita sociale e culturale di Lecco. A voler ritrovare una simile esperienza, bisogna tornare a Torre Civica, ispirata da Ugo Bartesaghi per tentare una difficilissima terza via tra socialcomunisti e democristiani. E il compianto ex sindaco lecchese arrivò a un soffio dal riuscirci. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

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