
Chi si rivede: il campo largo. Già, la vittoria del centrosinistra, al primo turno per quanto riguarda Genova e Ravenna e quasi certa al ballottaggio negli altri due capoluoghi di provincia che hanno votato per il sindaco, Taranto e Matera. è in gran parte frutto della grande coalizione. Al massimo livello nel capoluogo ligure, dove al contrario di quanto avvenuto per le regionali, anche esponenti di Italia Viva, attraverso una lista civica, hanno sostenuto Silvia Salis. La nuova sindaca, moglie del regista Fausto Brizzi, ex olimpionica di lancio del martello ed ex numero due al Coni, presenta davvero un profilo da Ztl, dove, com’è noto, il Pd domina. Ma per vincere al primo turno nella città della Lanterna non basta conquistare il consenso dei quartieri alti. Merito perciò della candidata, ma anche della coalizione. Perché la sorpresa positiva, pur in una realtà governata dal centrodestra, non è stata tanto la vittoria dell’esponente di centrosinistra, bensì il fatto che sia arrivata al primo turno.
Per quanto riguarda le altre tre mani del poker, in alcuni casi, a favorire il centrosinistra che peraltro era uscente in due città su quattro (a Matera, il sindaco era del Movimento Cinque Stelle) sono state anche le divisioni tra gli avversari che, in alcuni casi, rispecchiano le spaccature nel governo su alcuni temi tra cui il terzo mandato per i presidenti di Regione, con Forza Italia e Fdi da una parte e Lega dall’altra. Insomma, se ha senso sovrapporre il test delle comunali alla realtà nazionale vince chi riesce a tenere la coalizione il più larga possibile e unita.
Difficile immaginare se questo poker del centrosinistra porterà a un morto (politicamente) nel governo uscente tra due anni quando si tornerà a votare per le politiche e non è scontato che il centrodestra sia come quello attuale. Di certo il successo nelle quattro città rappresenta la prima tappa del percorso immaginato dalla segretaria Dem, Elly Schlein verso il voto nazionale. Le altre saranno i referendum, dove nessuno pensa che ci sarà il quorum, ma un 40% dei partecipante sarebbe considerato un successo del centrosinistra, quindi il voto nelle regionali su cui peserà nel centrodestra, ma anche dall’altra parte (vedi alla voce Campania), la questione del no al terzo mandato per i presidenti uscenti.
E comunque, la vittoria certa e probabile nei quattro capoluoghi non basta a fugare il dubbio per cui in una riunione al Nazareno in cui sono già stati distribuiti i ministeri prossimi e venturi non siano state servite abbondanti dosi di Campari con il bianco. Perché i sondaggi su scala nazionale continuano a segnalare che, nonostante le divisioni nel governo e l’impasse sulla politica interna, FdI, il partito del premier Giorgia Meloni resta avanti di otto punti rispetto al Pd: più o meno la stessa distanza che separa le due coalizioni, considerando un campo “semilargo” del centrosinistra.
E allora forse il commento a caldo sul voto di Genova dei due capigruppo Dem, al Senato, Francesco Boccia e alla Camera, Chiara Braga e di Nicola Zingaretti capodelegazione al Parlamento europeo per cui: «C’è un paese che vuole cambiare e che sceglie persone credibili, preparate e inclusive» possa significare che a livello nazionale non è così. Perché nella partita a poker non è ancora detto da che parte starà il morto (sempre politicamente parlando si intende).
@angelini_f
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