Ex Deutsche, la storia infinita da riaprire

Tre atti e un finale folgorante, pure un po’ circolare: la vicenda dell’ex Deutsche Bank, ormai quasi ufficialmente in mano a un fondo straniero per farne un albergo di lusso, pare ormai giunta al suo esito, ovviamente teatrale. In eredità lascia una matassa intricata di opinioni e scelte amministrative: più di un decennio di ipotesi, polemiche, delibere e studi preliminari. E poi, conferenze stampa, consigli comunali fiume, segnalazioni in Procura, esponenti politici che escono di scena sbattendo la porta, rapporti personali che finiscono gambe all’aria.

L’ex Deutsche, insomma, resta la cartina tornasole della recente storia politica locale.

Ma andiamo con ordine.

Primo atto. Di ex Deutsche Bank (che per i lecchesi è ancora, e giustamente, la storica Banca popolare) si inizia a riparlare nel 2013. La proprietà, la Lariana iniziative immobiliari, con allora a capo l’ex patron Filca Giacomo Fumeo, richiede alcune variazioni di destinazione d’uso. Nel 2017, una delibera di giunta (a firma, tra gli altri, del sindaco Virginio Brivio e dell’assessore all’Urbanistica Gaia Bolognini) prevede l’inserimento di nuove funzioni per l’edificio. Il progetto della proprietà è duplice: al secondo e al terzo piano occorre trovare un soggetto che realizzi e gestisca una soluzione mista tra appartamenti e albergo diffuso, mentre nel grande salone del piano terra troverebbe spazio una galleria con servizi di ristorazione (per i quali, invece, si è già in trattativa con la catena Tigros). Per svariate ragioni, però, non se ne fa niente.

Lo stacco tra primo e secondo atto è, come da copione, il più dirompente che si possa immaginare.

A Palazzo Bovara, Brivio cede il testimone a Mauro Gattinoni e, a ottobre 2021, iniziano a girare le prime voci sull’intenzione del Comune di acquisire l’ex Deutsche Bank per farne il nuovo municipio. Le perplessità non sono poche: c’è da tener presente la vicinanza al lago, la probabile presenza di amianto e ovviamente i conti del Comune. Più malignamente, però, i critici della giunta Gattinoni bollano l’operazione come figlia di un’ingiustificata “grandeur” politica. L’amministrazione tira dritto fino al Consiglio di inizio novembre: con un colpo di spugna, sparisce del tutto l’ipotesi di una sede comunale nell’ex Politecnico di via Marco d’Oggiono. Anzi, lo stabile è ufficialmente in vendita. Francesca Bonacina, ex vicesindaco, si alza platealmente e rifiuta di prendere parte alla discussione.

Pochi giorni prima, una valutazione tecnica del segretario comunale Sandro De Martino (lui pure saluterà in polemica due mesi dopo) aveva chiarito le regole d’ingaggio dell’operazione: diciotto milioni di euro per il municipio all’ex Poli, addirittura 35 (nella peggiore delle ipotesi) per una sede comunale negli 11mila metri quadri di piazza Garibaldi. Di lì a pochi giorni, il sindaco Gattinoni rivendica la trasparenza dell’operazione e, riguardo i tempi strettissimi del voto, ribadisce che “non è fretta, è velocità. Ora entrano in gioco le scadenze di bandi fondamentali”. I soldi in questione, in effetti, sono quelli legati alla rigenerazione urbana. Tant’è che, a fine dicembre, la manifestazione d’interesse pubblicata dal Comune per cercare un nuovo municipio riceve ufficialmente una sola candidatura: l’ex Deutsche, appunto. Che nel frattempo è iscritta alle liste di rigenerazione urbana. Già, ma i costi? Nelle settimane successive, bilanci alla mano, si intuisce che l’operazione ha suo un punto di equilibrio sotto i trenta milioni di euro. Sopra, salterebbe. Viene commissionato uno studio al Politecnico (costo di circa 120mila euro) che, a settembre 2022, porta ferali notizie alla Giunta. Fare dell’ex Deutsche il nuovo municipio costerebbe dai 44 ai 52 milioni di euro. Troppo, fine dei giochi.

La giunta tira una riga anche sull’ipotesi di ristrutturazione di via Marco d’Oggiono, nonostante lo studio non la prenda direttamente in considerazione. Gioco forza, a quel punto il Comune è costretto a frammentare le proprie sedi tra diversi edifici.

Il resto, come si dice, è storia odierna. Il nuovo municipio potrebbe ora assumere la forma di una torre da edificare in via Sassi. L’ex Poli, passato invano dalle rosee speranze del bando Invimit per farne uno studentato (e incassare 6,3 milioni) è tutt’ora proprietà del Comune, ma, pare di capire, tornerà sul mercato.

Quanto all’ex Deutsche, la notizia dei giorni scorsi (il famoso terzo atto) ha nuovamente elettrizzato il dibattito lecchese. La sensazione è che il privato sia pronto a investire di più rispetto al 2017 (lo stabile, soprattutto se a vocazione univocamente alberghiera, necessita profondi interventi), ma probabilmente ha garanzie diverse sui numeri che può raggiungere in termini di posti letto e sulla tenuta della domanda turistica e ricettiva a Lecco. Otto anni non sono passati invano.

D’altro canto, tocca parlarsi chiaro. Piazza Garibaldi ha un problema di degrado che, in larghissima parte, sta anche nel combinato disposto di quell’edificio abbandonato e del cantiere del Tribunale che affaccia su piazza Affari. Non si può ritenere probabile, in tutta coscienza, che dopo dieci anni di ipotesi le alternative fiocchino come pere mature. Agli occhi di tanti lecchesi, una nuova trasfusione di parcheggi in centro e una riqualificazione complessiva dell’area non è più un obiettivo rimandabile.

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