I palazzi di Milano e il circo dei media

Il grattacielaro è la nuova figura letteraria per la quale va pazzo il giornalismo italiano, rivisitazione quattropuntozero del vecchio caro palazzinaro, quello che ha fatto la fortuna delle grandi inchieste e del grande cinema dagli anni Sessanta e Settanta.

Si vive di ricordi, signora mia, e quanto ci piacerebbe che tornassero i tempi della “Speculazione edilizia” di Calvino, delle “Mani sulla città” di Rosi, della Vigevano del “fare soldi, per fare soldi, per fare soldi” del mitologico Giorgio Bocca eccetera eccetera. Ed è così, infatti, è ancora così, perché è sempre stato così e così sempre sarà, ma ci pensiamo noi, noi dell’informazione libera, democratica e soprattutto antifascista - che non c’entra niente, ma un “antifascista” spruzzato qua e là fa sempre la sua marcia figura - che siamo il Bene che combatte il Male, a inchiestare, a investigare, a scoperchiare, a denunciare, a condannare. E quindi giù le zampe dalla capitale morale del paese, perché ci pensiamo noi, noi eroi senza macchia e senza paura, noi senza padroni e senza padrini, a difenderla dalle grinfie dei politicanti e dei grattacielari (da strepitoso neologismo di Giuliano Ferrara) di cui sopra, appunto. Da ammazzarsi dalle risate.

Un mesetto fa, allo scoppio dell’inchiesta sull’urbanistica a Milano, con relativo arresto del Cinghialone Manfredi Catella e di altri imprenditori, manager e amministratori e avviso di garanzia al sindaco, ci si era permessi di diffidare almeno un filino dell’impianto filosofico-moralistico-pedagogico su cui si basava l’impianto accusatorio della Procura. Tante opinioni, tanti commenti, tante valutazioni etico-sociali, tante riflessioni sociologiche, pochi fatti, pochi reati veramente circostanziati, duri e pregnanti, insomma il solito ruolo di supplente politico che la magistratura tende a interpretare da Tangentopoli in avanti, in questo oggettivamente aiutata dal nanismo della classe dirigente che ci siamo scelta, compresa quella ora al governo, naturalmente, perché questi mica sono migliori di quelli di prima, che credete? E infatti, puntuale come le tasse - celebre aforisma che vale nei paesi seri, quelli dove le tasse si pagano, e fermiamoci qui - tutti gli arrestati dell’ondata di luglio, nella quale pm e gip si sono ritrovati curiosamente allineati e coperti, sono stati rimessi in libertà dal Tribunale del riesame. Ovviamente questo non significa che l’inchiesta sia finita, ora ci saranno tutti i passi successivi e vedremo come andranno i gradi di giudizio, ma solo un bambino, un cieco o un soggetto in malafede potrà non capire quale radicale ridimensionamento abbiano ricevuto le accuse dalla certificazione prodotta da una parte finalmente terza, che ha sancito che non esisteva alcuna motivazione per l’arresto dei sei personaggi in questione.

Ora, come sempre in questi casi, la parte più spassosa della vicenda non è quella strettamente giudiziaria, ma quella mediatica. Negli ultimi giorni è stato davvero divertente armarsi di lente e microscopio per cercare in quale ombroso pertugio buona parte dei media, che a ogni ora ci ripetono quanto è importante, anzi, sacrale la centralità e l’oggettività della notizia in quanto tale, abbia infilato la novità delle scarcerazioni e, nel frattempo, ricordare con attimi di rubicondo buonumore i titoloni e gli articoloni e soprattutto gli editorialoni tutti compresi e rappresi e grondanti di indignata e indignante indignazione, alla quale non si era sottratto neppure il presidente del Senato: e la Cupola e la Piovra e la Cappa e la Casta e le mazzette dei malandrini e il servilismo della giunta e come la Chicago anni Trenta, forse peggio, ma senza mitragliatori, e le mani su Porta Nuova e il sacco di Milano e basta e vergogna ed è ora di finirla e la gente non ne può più e appendiamo il sindaco a piazzale Loreto e bla bla bla.

E questo sui media di sinistra, ovviamente, perché Milano con il suo modello di sviluppo è il demonio in terra, perché l’arricchimento - anche se lecito, ma l’arricchimento è sempre illecito, non è vero? - è penalmente perseguibile, perché il Leoncavallo invece sì che è un archetipo luminoso di integrazione e sviluppo sostenibile e tutto il resto delle fregnacce che questi rimestano da trent’anni nel loro pentolone tartufista, anche perché non c’è niente di più gratificante per la sinistra che dare addosso alla sinistra. Ma anche sui media di destra, che a rigor di logica dovrebbero esultare per il crollo del teorema giacobino anti sviluppo, ma in fondo non possono perché così darebbero ragione alla giunta di sinistra di Milano (al netto che identificare Sala con la sinistra fa piuttosto ridere) che,oltretutto, non ha fatto altro che surfare sull’onda culturale Formentini-Albertini-Moratti, che invece erano di destra. Insomma, il solito casino all’italiana, partorito da questa meravigliosa informazione che a lei quella anglosassone le fa un baffo, per la quale i fatti non esistono, ma esiste solo il modo per censurarli, insabbiarli o deformarli a seconda che faccia comodo al proprio padrone delle ferriere o, che è pure peggio, alla propria curva di ultras. Con i risultati professionalmente ridicoli che abbiamo davanti agli occhi (salvo qualche bella eccezione) e la logica conseguenza che i media non se li fila più nessuno. E chi gli crede? Chi si fida? Ma chi è il gonzo che ancora se le beve certe panzane?

Il modello di Milano può essere sbagliato, perché escludente, elitario e spesso insopportabilmente classista (ad esempio, a chi scrive questo pezzo non piace per niente, come quelli ancora più insostenibili di Parigi o Londra), ma è una questione di scelte politiche - non ti va bene? fonda un partito, vinci le elezioni e cambia tutto - non di un’inesistente Spectre camorrista che serve solo a sputtanare Milano nel mondo e a bloccarne tutti gli investimenti. Prima i sedicenti giornalisti frustrati e farisei - nelle metropoli, nelle città e nelle province - la pianteranno di fare gli utili idioti di chi usa la giustizia per fini politici, meglio sarà per la categoria. Il problema è che molti degli utili idioti di cui sopra non sanno fare altro che questo.

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