Il trumpismo serpeggia da tempo in Europa

Come era prevedibile, il ritorno di Trump alla presidenza Usa si sta rivelando un pericoloso detonatore destinato a fare implodere gli equilibri di un Occidente incapace di interpretare il vento della Storia.

In verità, risulta stupefacente come l’opinione pubblica americana abbia potuto sottovalutare le conseguenze di quel ritorno. Donald Trump rappresenta la perfetta antitesi ai valori della cultura occidentale di cui sembra non esservi più traccia nella coscienza collettiva degli Stati Uniti e di gran parte dell’Europa. Piaccia o no, il tycoon americano resta un uomo d’affari che ha una sola morale, quella di non averne. Il denaro, questo è l’unico dogma inderogabile che ispira il suo pensiero e il suo agire. In quest’ottica, Trump incarna perfettamente lo spirito del tempo dato che è innegabile che le classi dirigenti dei paesi occidentali abbiano anteposto la mistica del denaro alla visione del bene comune.

La verità è che il trumpismo rappresenta il condensato di una ideologia che serpeggia da tempo nelle viscere delle società occidentali ma che abbiamo colpevolmente sottovalutato baloccandoci nell’illusione che la democrazia fosse una conquista irreversibile. Oggi ci vediamo costretti a prendere atto che la fine delle ideologie era solo un inganno che ha occultato quelle pulsioni sociali che trovano in Trump un interprete astuto e senza scrupoli. Occorre riconoscere che il ritorno dei nazionalismi, favorito da una globalizzazione selvaggia e predatoria, avrebbe condotto inevitabilmente alle vicende di questi mesi. In questo senso, il trumpismo non è affatto una dottrina, come si tende a credere, ma rappresenta l’inopinata conversione degli americani a una ideologia che gli Usa hanno storicamente osteggiato in nome della democrazia.

Per la prima volta nella storia, infatti, nella Casa Bianca ha fatto irruzione il germe del nazionalismo che suole presentarsi in modo accattivante grazie al sostegno dei grandi satrapi del Big Tech. In realtà, neppure all’epoca del “maccartismo” gli Stati Uniti avevano offerto di sé un’immagine così cinica e spietata. Il presidente americano risulta imprevedibile e umorale, ama giocare a tutto campo, occupare ogni varco dello spazio pubblico, esprimere le opinioni più temerarie su qualsiasi tema. È questo l’inedito registro della post-democrazia che impone ai leader di blandire i propri elettori abituandoli ad una presenza premurosa e costante. Naturalmente, agli avversari viene riservato un trattamento ben diverso. Infatti, Donald Trump non esita ad ostentare un grande disprezzo per chiunque osi contestarlo. Giornalisti, magistrati, docenti universitari, oppositori politici: tutti vengono trattati e liquidati come pericolosi criminali, dati in pasto alle tv e ai social nei quali imperversano i seguaci più invasati.

In quest’ottica, la sua ricerca dello scontro ad ogni costo ha come finalità strategica quella di reprimere il dissenso, di intimidire gli avversari e di esaltare i propri elettori assecondandone gli istinti più abietti e più bellicosi. Se vogliamo, si tratta di una novità assoluta nella storia degli Stati Uniti dato che tutti i predecessori di Trump, una volta insediati alla Casa Bianca, hanno sempre espresso la volontà di rappresentare l’intero popolo americano. Di contro, Donald Trump non esita a porsi in modo volutamente divisivo tracciando un solco profondo tra sé e i suoi avversari e utilizzando un linguaggio violento finalizzato a fomentare le contrapposizioni esistenti all’interno di una società che appare confusa e smarrita.

Come dicevamo, Donald Trump non è una novità per gli europei dato che rappresenta un paradigma riconducibile a una ideologia che in Europa serpeggiava da tempo. Prima dell’avvento di Trump, il referente dei nazionalisti (pudicamente definiti “sovranisti”) è stato Vladimir Putin di cui è noto il sostegno ai partiti populisti. Se non fosse la Storia a dividerli, Putin e Trump sarebbero stati alleati perché entrambi sono accomunati da un irriducibile disprezzo per l’Europa e per la democrazia liberale. L’intesa tra i due leader non basta, tuttavia, a superare le divergenze che la politica internazionale impone ai propri paesi con la differenza che, mentre Putin continua a consolidare i rapporti con Cina e India, Trump non ha ancora capito che, senza l’Europa, rischia di condannare gli Stati Uniti all’isolamento. Mala tempora currunt.

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