Pare che Roberto Fico, pentastellato neo presidente della Regione Campania, sia stato udito mentre cantava “Finché la barca va…” di Orietta Berti. Hanno provato in tutti i modi, i suoi avversari politici e i giornali che li fiancheggiano, a fargli restare sul gozzo il gozzo o yacht, a seconda dei titoli stampati. Ma non ci sono riusciti. Per dirla alla Totò, visto che “simmo a Napule”, alla faccia del bicarbonato di sodio.
Gli elettori, infatti, si sono digeriti anche il posto barca low cost nel porto militare, privilegio dell’ex presidente della Camera ed esponente di una forza politica che si proponeva di abolire tutti i privilegi. Lo stesso Fico aveva annunciato di ritenere più etico (riferito a se stesso) recarsi a Montecitorio con un bus dell’Atac e non con l’auto blu. Vabbè, ma come dicono nella terra del Vesuvio e della pizza, “scurdammoce ’o passato”. E magari “scurdammoce” pure l’appoggio evidente di don Vincenzo De Luca, viceré uscente, che c’entra con i post dei grillini come i cavoli a merenda, e l’imbarco (metafora inevitabile) nel campo largo del “sor Clemente” Mastella che, intanto, ha donato alla causa il suo bel 5%.
Per quanto riguarda il centrodestra, sarà un’altra volta per la prossima volta. Detto della Puglia, dove Antonio Decaro si conferma il “Luca Zaia” del Pd e sale sul primo gradino del podio dei novelli governatori (tutti diversi dai predecessori), resta il Veneto. Anche qui è andata come doveva andare, con Alberto Stefani che, con i suoi 33 anni, strappa il primato del più giovane presidente di Regione di sempre.
Ma qui la partita vera, estesa anche oltre il confine del lago di Garda al futuro della Lombardia, era quella tra Fratelli d’Italia e la Lega. I salviniani, cinque anni fa di gran lunga il primo partito, hanno evitato e, alla grande,, il sorpasso dei meloniani, quasi doppiati. E questo avrà un peso, appunto, anche nella scelta della candidatura per Palazzo Lombardia fra tre anni. Quanto abbia contato, in questo risultato, Luca Zaia lo vedremo quando saranno rese note le preferenze dei candidati. L’ex doge era capolista in tutte le province.
Nell’elezione che — visti i dati del Sud — segna l’avvio di un tramonto per la Lega nazionale, a salvare il capitano Salvini è il Nord, quindi la vecchia Lega. Compagni di sventura del Carroccio sono gli ex alleati di governo dei Cinque Stelle che simul stabunt: conquistano una presidenza di Regione, ma vedono il consenso in calo. E questo, con ogni probabilità, chiude la partita sullo sfidante di Giorgia Meloni alle politiche del 2027, che non sarà Antonio Conte. Anche se non è detto che toccherà a Elly Schlein, oggi sarebbe così. Il 3-3 con cui si chiude la lunga saga delle regionali, anche se ora il centrosinistra intonerà canti di gloria, non sposta granché negli equilibri nazionali. Casomai conferma che “l’Ohio d’Italia” sono le Marche, rimaste al centrodestra.
Last but not least, il solito dente dolente dell’astensionismo. Nelle tre Regioni al voto ieri e domenica si è registrato l’ennesimo calo. A questo punto, visto che la politica ha fatto di tutto, cioè nulla, per frenare l’emorragia, viene da chiedersi se non sia il caso di pensare non alla legge elettorale (che ha le sue belle responsabilità), ma al sistema con cui si vota. Nell’era del digitale siamo ancora alle matite copiative e alle polverose cabine. Non è che, magari, con l’introduzione del voto elettronico da poter esprimere anche da casa, si potrebbero incentivare di più i cittadini, specie quelli più giovani? Uno spunto diretto ad Alessio Butti, deputato che rappresenta i nostri territori e sottosegretario all’Innovazione tecnologica: prepari una proposta che consenta il voto telematico in sicurezza. Dice: poi c’è il rischio che poi decidano gli hacker russi? A quel che si legge, pare che sia comunque così.
@angelini_f
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