LA “cabina di Regia” del governo meloni

Separazione delle carriere dei magistrati e legge di Bilancio rappresentano due temi sui quali l’opinione pubblica sembra destinata a dividersi replicando la grave spaccatura vista in Parlamento.

In questo senso, possiamo dire che politica e società civile siano caratterizzate da una conflittualità permanente da cui si evince il limite più macroscopico di Giorgia Meloni. Dopo tre anni di governo, infatti, risulta chiaro che la premier sia interessata esclusivamente a blandire il proprio elettorato che si identifica in un preciso blocco sociale composto, in larga prevalenza, da lavoratori autonomi. Per questa ragione, anche la società civile, come la politica, si sta progressivamente polarizzando col rischio che lo scontro politico degeneri in scontro sociale: se vogliamo, nulla di più beffardo per un governo di “patrioti” che suole quotidianamente inneggiare al valore supremo della “nazione”.

Pertanto, occorre prendere atto che, sotto le ali confortevoli del governo, abbia “trovato casa” una parte ben determinata della società di cui vengono benevolmente assecondate istanze e ragioni. Ci rendiamo conto che si tratta di un tema sensibile, perfino arduo, perché conduce all’amara constatazione che alcune categorie sociali godano, sul piano politico, di una posizione privilegiata. Facciamo chiarezza. Nel luglio dello scorso anno, il Governo ha istituito una “Cabina di regia per le professioni economico giuridiche” i cui componenti sono i presidenti del Consiglio Nazionale Forense, del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, e del Consiglio nazionale del Notariato. Tale organismo, presieduto dal ministro della Giustizia, ha il compito di “costruire una stabile interlocuzione con questi professionisti che può assicurare la tempestività dei loro contributi in vista dell’elaborazione di iniziative legislative efficaci e adeguate alle esigenze dei rispettivi settori di appartenenza”.

L’opinione pubblica ha accolto distrattamente la notizia della creazione di tale organo che, oltre a non avere precedenti, presta il fianco ad una serie di interrogativi. In primis, risulta evidente che il governo abbia inteso privilegiare la rappresentanza delle categorie professionali più prestigiose chiamandole a compartecipare all’attività legislativa (per varare “iniziative legislative efficaci e adeguate alle esigenze dei rispettivi settori di appartenenza”). Sarebbe tutto normale se l’esecutivo avesse adottato lo stesso approccio con i sindacati con i quali, invece, ha ingaggiato un duro scontro sul tema delle pensioni e dei salari. Non solo. L’invito rivolto ad avvocati, notai e commercialisti a collaborare con il governo implica il rischio di “istituzionalizzare” la rappresentanza di una precisa categoria traslandone l’attività di lobbing dal Parlamento alla sfera dell’esecutivo. Si tratta di un profilo che andrebbe valutato attentamente in un paese, come l’Italia, in cui le assemblee legislative si vedono esposte alla pressione di oscure consorterie di cui il cittadino ignora, perfino, l’esistenza.

Non per ultimo, la “cabina di regia” rischia di esasperare lo scontro tra governo e Magistratura posto che l’organismo in questione finisce per attribuire surrettiziamente alla categoria forense una funzione di cui non vi è traccia nella Costituzione. Infatti, attraverso lo schermo dell’organismo, l’avvocatura è in grado di incidere sulla legislazione per cui godrebbe di una capacità negoziale, del tutto inedita, mediata dalla presenza del ministro, nominalmente responsabile degli atti e delle iniziative di questo organismo. A questo proposito, sarebbe interessante capire se la “cabina di regia” ha avuto un ruolo nella stesura del testo approvato dalle Camere in tema di separazione delle carriere nonché dell’emananda legge di Bilancio. Si tratta di quesiti volti a preservare l’ordinamento democratico da innesti normativi dal vago sapore “corporativista” (ahi!) che non giovano al prestigio del governo, né degli Ordini professionali in questione. La democrazia è una cosa seria, ricordiamolo sempre.

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