L’unico errore calcistico del Cav

Addio a San Siro, forse. Per ora il consiglio comunale di Milano, in una seduta fiume che ha visto spaccarsi sia la maggioranza sia l’opposizione ha approvato la vendita dello stadio Meazza a Inter e Milan, le società che lo utilizzano. In cambio i due club realizzeranno un nuovo impianto moderno a pochi passi da quello esistente che sarà demolito, ma solo dopo la fine della costruzione dell’altro, prevista per il 2032. Chiaro che il cammino del nuovo San Siro (c’è da sperare che almeno il nome rimanga) si annuncia accidentato. Sono tante le contrarietà, come si è visto anche durante la discussione a palazzo Marino.

Nel centrodestra, che in Comune a Milano sta all’opposizione, è stata criticata dagli alleati la scelta di Forza Italia, i cui rappresentanti sono usciti dall’aula per abbassare il quorum e favorire l’approvazione della vendita. Verrebbe da pensare che il partito fondato da Silvio Berlusconi, a lungo proprietario e presidente del Milan, abbia voluto rimediare a quello che può essere considerato l’unico errore in ambito calcistico del Cavaliere. L’ex presidente del Consiglio, una volta entrato nel calcio aveva rivoluzionato tutto, intuendo quello che stava per accadere cioè la trasformazione del gioco del pallone da sport a show business. Tutti sono poi andati dietro all’imprenditore di Milano Due e al suo progetto vincente che ha portato in dote ai rossoneri un numero di trofei senza precedenti e neppure seguiti.

Eppure Berlusconi non ha mai pensato di fare ciò che hanno fatto tanti suoi emuli non tanto in Italia, ma all’estero. La realizzazione di uno stadio di proprietà e multifunzionale da utilizzare a far fruttare non solo ogni quindici giorni, quando c’è la partita in casa della squadra ospitata nell’impianto, ma ogni giorno attraverso la realizzazione di attività collaterali quali ristoranti, musei, centri commerciali e spazi per lo sport dilettantistico all’interno della struttura.

Forse il Cavaliere non voleva abbandonare San Siro, la “Scala del calcio”, ma, di certo non gli mancavano i mezzi per chiedere al Comune di cederglielo per poterlo ristrutturare. Con lo stadio di proprietà magari anche il Milan sarebbe ancora della famiglia Berlusconi. E quasi certamente Milano avrebbe due stadi per il calcio professionistico perché anche l’Inter si sarebbe trovata in condizioni di realizzare un suo impianto. Ora che entrambi i club milanesi sono in mano a fondi e proprietà straniere è più facile continuare a convivere anche in un San Siro privato. Certo questa è un’anomalia che ha pochi uguali e tutti in Italia. A parte Torino, nelle altre città in cui ci sono due squadre importanti lo stadio è condiviso. Non succede così in Inghilterra, Francia, Germania e Spagna, dove il “catino di gioco” è uno degli elementi identificati vidi una società. Basta pensare ad Anfield per il Liverpool o al Santiago Bernabeu del Real Madrid.

Forse da dov’è ora, il Cavaliere si starà mangiando le mani nel vedere il suo Milan continuare a coabitare con i cugini nerazzurri nello stesso stadio. E magari si chiederà come mai lui non abbia pensato a realizzare uno stadio tutto per il suo Milan o se ci ha pensato, perché non l’abbia fatto. Comunque sarebbe stato bello vedere un nuovo San Siro a immagine e somiglianza con quello vecchio, con la sua architettura che lo rendeva un impianto pieno di fascino, ma non sarà così. Di San Siro resterà solo la canzone di Roberto Vecchioni simbolo nostalgico di un’epoca che se ne va.

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