Nei comuni vincono le facce dei sindaci

A Lecco questo voto è una moneta a due facce. Fratelli d’Italia pigliatutto alle Europee, il centrosinistra che mantiene invece i sindaci alla guida dei principali centri del Lecchese e conquista Merate con il giovanissimo Mattia Salvioni, trent’anni ancora da compiere.

Non sono mancate le sorprese, in questa due giorni di elezioni contrassegnata, come ovunque, da un calo della partecipazione. Alle Europee l’effetto Giorgia si fa sentire, con Fratelli d’Italia che sostituisce letteralmente la Lega anche in quelle che un tempo erano le roccaforti del Carroccio. Da queste parti non basta l’effetto Vannacci - che pure tra città e provincia ha incassato 4.500 preferenze - a trainare il partito di Salvini, che deve accontentarsi di tenere la posizione in trincea. Mentre Forza Italia, orfana del Cavaliere, va meglio del previsto.

Sull’altro fronte, può sorridere il Pd, forte soprattutto a Lecco e Merate, ma che conferma di avere la rendita di un radicamento sul territorio - nel capoluogo, ma anche in Brianza - in una provincia a forte vocazione industriale come questa.

Ma è soprattutto il risultato delle amministrative a fornire qualche spunto di riflessione. Nel Lecchese si può davvero parlare - ci si perdoni se ci appropriamo del termine - di “voto disgiunto”. Nel senso che una grossa fetta di elettori ha scelto le forze di centrodestra alle Europee, ma al momento di votare per il sindaco ha optato per il campo opposto. E’ successo a Valmadrera, con Cesare Colombo che eredita la poltrona di Antonio Rusconi, nonostante il suo avversario Alessandro Leidi potesse contare su un’ampia coalizione. E’ accaduto con la riconferma di Chiara Narciso a Oggiono per un pugno di voti. Peraltro contro un candidato forte come Alessandro Negri, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia

E poi, come abbiamo accennato, c’è Merate, che torna al centrosinistra dopo quindici anni di governi targati Lega e centrodestra. Un risultato su cui sarebbe stato improvvido puntare alla vigilia, ma che evidentemente indica come le turbolenze che hanno accompagnato gli ultimi mesi dell’amministrazione uscente abbiano disorientato gli elettori.

Tornando al voto per Bruxelles, bisogna salutare la riconferma di Pietro Fiocchi, che ha molto incrementato le preferenze anche nella scia dell’innegabile successo di Giorgia Meloni. Protagonista anche di uscite un po’ colorite in campagna elettorale – compresi i blitz a “La Zanzara” di Cruciani – l’europarlamentare lecchese ora si è già rimesso i panni del moderato, che sa che il territorio e l’economia lecchesi hanno bisogno di concretezza nei rapporti con le istituzioni di Bruxelles, dove si fanno scelte che hanno spesso un impatto forte sulla vita quotidiana di chi deve far prosperare un’azienda.

Peraltro, se la memoria non inganna, Fiocchi ripete l’impresa che tra i lecchesi riuscì al solo Roberto Formigoni, quella di essere eletto per due volte al Parlamento Europeo di Bruxelles. Una conferma che, insieme al successo del partito di Giorgia, dovrebbe renderlo un interlocutore su cui fare conto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA