Scopriamo la fortuna di vivere in Italia

È un fatto di carattere, forse di antropologia nazionale: guardiamo spesso l’erba del vicino, più verde della nostra anche quando è secca, e a volte ci dimentichiamo di quanto abbiamo. A volte.

Serve un’indagine come il Rapporto Eurispes 2025 per dirci che anche se lamentarsi è il nostro sport preferito, sette italiani su dieci, a sorpresa, dichiarano che sì, vivere in Italia è una fortuna. E hanno ragione. Eccome se hanno ragione. Basta guardare un telegiornale, allungando lo sguardo oltre confine. A Gaza, o in Ucraina, due delle aree geopolitica dove si accanisce maggiormente il male assoluto. Oppure in Sudan, in Yemen o in Bangladesh. In quelle periferie del mondo dove la Terza guerra mondiale a pezzi evocata da Papa Francesco è già realtà. Paesi devastati dalla storia e dalla geografia, dove si muore per un niente e vivere è un lusso. Lì, la guerra non è una minaccia ma un’abitudine.

E invece, qui, sotto il cielo sgualcito della Repubblica, possiamo ancora permetterci il lusso del disincanto. Di lamentarci dell’economia che non riparte, delle bollette che pesano, della sanità che arranca. Possiamo permetterci persino di non fidarci delle istituzioni. Anche questo, paradossalmente, è un segno di libertà. Ci sono regimi in cui tutto questo non è possibile.

Nel 2025, ci dice Eurispes, la fiducia degli italiani è in calo quasi ovunque: Parlamento, governo, Regioni, magistratura, sindacati, partiti. Tutti in rosso. Aumentano solo i sospetti, le delusioni, le distanze. Ma tra le rovine dell’affidabilità pubblica, un faro continua a brillare nella nebbia: il faro del Quirinale. Sergio Mattarella incarna la credibilità perduta del sistema. Lo fa con sobrietà, misura, e quella compostezza istituzionale che oggi pare un valore antico. Il 63,6 per cento degli italiani gli dà fiducia. E forse è persino poco, rispetto a ciò che rappresenta. Le bellezze naturali, la tradizione artistica e culturale e la buona cucina, la libertà d’opinione ed espressione e il clima favorevole sono i primi cinque motivi che rendono una fortuna vivere in Italia. Tra chi invece considera vivere nel nostro Paese una sfortuna le condizioni economiche e la precarietà lavorativa occupano i primi posti tra le ragioni indicate.

Le forze dell’ordine e i vigili del fuoco – gli uomini e le donne che ci proteggono nelle emergenze – raccolgono il consenso più alto, insieme all’intelligence. Ecco dove si rifugia l’Italia che non si fida più di nessuno: nella concretezza, nell’operosità silenziosa di chi lavora sul campo, anche se nella segretezza.

Il 60% degli italiani fatica ad arrivare a fine mese. Più di uno su tre deve intaccare i risparmi. Il costo della vita spaventa più di ogni dittatura futura, eppure non ci piega. Resta forte – e cresce – la resilienza, parola tanto abusata quanto vera in tempi di crisi. E mentre temiamo terremoti, alluvioni e nuove recessioni, siamo ancora capaci di apprezzare il clima, il paesaggio, la libertà, il cibo, la cultura. Dunque sei persone su dieci, quando arriva il 27, non pensano al weekend o al cinema, ma a quanto resta sul conto. E la risposta è: troppo poco. L’affitto, il mutuo, le bollette, le visite mediche – cose normali, cose da adulti – diventano montagne da scalare a mani nude. Senza corde, e spesso senza fiato. Eppure, in mezzo a tutto questo, un 12,6% racconta di essere migliorato. Pochi, ma ci sono.

Il che non è solo un dramma economico, ma anche esistenziale. Perché risparmiare non serve solo a comprare qualcosa domani. Serve a sperare. A immaginare un futuro, magari diverso. E invece molti italiani vivono così: giorno per giorno, come chi cammina sul ciglio di un burrone senza potersi fermare. Però, ed è qui la sorpresa – la piccola buona notizia nascosta tra le righe – questi dati, per quanto gravi, stanno migliorando. Sembra incredibile, ma è così. Come se, in fondo a questo tunnel che chiamiamo realtà, ci fosse una fiammella. Piccola, tremolante, ma accesa.Riassumendo, quel sette su dieci felici di vivere qui è un dato che sorprende, ma non troppo. Perché in fondo, anche se a volte ce lo dimentichiamo, questo Paese – il nostro Paese – ci regala ancora molto. Nonostante tutto. Abbiamo l’arte, la bellezza, la libertà. E abbiamo Mattarella. Se non è una fortuna questa, allora cos’è? A volte, per capire quanto si è fortunati a essere italiani (ma si potrebbe aggiungere: a essere europei), basterebbe aprire gli occhi.

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