Albosaggia e Caiolo, alleati per l’agricoltura di montagna

Al convegno “Dall’aratro al drone”, che ha aperto la quarta edizione di Scargaàmuut, esperti e istituzioni hanno ribadito il ruolo chiave dei droni e dell’agricoltura di precisione per garantire un futuro sostenibile alle valli

Albosaggia

Albosaggia e Caiolo uniti per l’agricoltura di montagna, puntando su innovazione, droni e meno burocrazia. Due amministrazioni che hanno fatto squadra per difendere e rilanciare le terre alte e gli agricoltori, custodi del paesaggio e protagonisti della vita delle valli, che oggi guardano alla tecnologia come chiave per il futuro.

È il messaggio emerso dal convegno «Dall’aratro al drone», che ha aperto ufficialmente ieri la quarta edizione di Scargaàmuut, la festa della transumanza promossa dai due Comuni sotto la regia della Fondazione Albosaggia, con il contributo di numerosi partner e un grande esercito di volontari.

Un incontro partecipato e concreto, che ha messo al centro il ruolo dell’innovazione nell’agricoltura di montagna, ma anche la necessità di politiche più snelle e lungimiranti.

«Senza agricoltura questa valle sarebbe molto più povera e meno bella – ha esordito il sindaco di Albosaggia, Graziano Murada –. Il turismo stesso deve ringraziare gli agricoltori, che da secoli si prendono cura del territorio, nonostante una burocrazia che diventa ogni anno più pesante. La politica deve saper guardare lontano, pensando ai giovani e a chi vuole continuare a vivere e lavorare qui: altrimenti non è politica, è altro».

E ancora: «Solo se saremo capaci di innovare senza perdere la nostra identità potremo garantire un futuro vero alle nostre valli», ha aggiunto Murada.

Al tavolo dei relatori, davanti a una platea raccolta in un anfiteatro di covoni di fieno, Sandro Bambini, presidente di Coldiretti Sondrio, Tommaso Codolo, esperto veneto di droni e agricoltura di precisione, Dario Fascetta, dirigente dell’Istituto tecnico agrario del convitto Piazzi di Sondrio, e Fiorenzo Piccioli Cappelli, docente dell’Università Cattolica di Piacenza.

Codolo ha illustrato le potenzialità dei droni nell’agricoltura moderna: «Lavorare a mano in montagna, come da voi, è un’impresa enorme. Ammirevole: resto senza parole a guardare i vostri terrazzamenti. Ma con i droni possiamo intervenire sui terreni senza danneggiarli, risparmiando tempo, acqua e risorse».

L’agricoltura di precisione, ha spiegato, «è più efficiente e sostenibile. Oggi la tecnologia permette di trattare fino a 6-7 ettari l’ora, anche in aree difficili, riducendo costi e rischi per le persone».

Il presidente Bambini ha ribadito l’impegno di Coldiretti nel sostenere il cambiamento: «Il futuro dell’agricoltura valtellinese passa dall’innovazione, che deve aiutare a ridurre la fatica fisica e rendere più sostenibile il lavoro nelle aziende. I droni, la meccanizzazione nei frutteti e nei vigneti, e la robotica nelle stalle sono strumenti fondamentali per assicurare competitività e qualità».

Un concetto condiviso e ampliato da Piccioli Cappelli, che ha definito gli agricoltori di montagna «eroi del nostro tempo»: «Lavorare in pianura è facile, ma mantenere vivi pascoli e alpeggi è una missione. Senza le vacche da latte, chi custodirebbe questi paesaggi che tanto piacciono ai turisti? Gli agricoltori vanno sostenuti con la tecnologia: i droni, ad esempio, possono aiutare a riconoscere la composizione dei pascoli e a bilanciare al meglio l’alimentazione degli animali. Il benessere delle mandrie è il primo passo verso un’agricoltura davvero sostenibile».

Tra i temi emersi anche la possibilità, in futuro, di introdurre robot di mungitura negli alpeggi e di usare i droni per monitorare e organizzare in modo più efficiente i pascoli.

Un dibattito dal quale è emersa una visione condivisa: unire tradizione e innovazione per costruire un modello di agricoltura di montagna moderna, intelligente e vicina ai giovani.

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