
Cronaca / Tirano e Alta valle
Venerdì 04 Aprile 2025
Assolto il tiranese accusato di aver diffamato Rebecca Staffelli
Tirano
E’ stato assolto Simone, il giovane tiranese accusato di aver diffamato Rebecca Staffelli, speaker radiofonica e figlia del noto inviato di “Striscia La Notizia, per aver pubblicato in una “storia” su Instagram la canzone “Non ci siamo” dell’amico e collega rapper Mister Rizzus, evidenziando alcune frasi sessiste e violente riferite alla donna. E aveva pure taggato la giovane, che proprio grazie a questa condivisione era venuta a conoscenza della canzone in cui si parlava di lei.
Il musicista e youtuber Mr. Rizzus per quella canzone a giugno è stato condannato a dieci mesi di reclusione in abbreviato, unitamente al pagamento di una provvisionale di tremila euro lla speker radiofonica.
La contestazione riguardava un brano pubblicato su Youtube dal titolo “Non ci siamo”, nel quale il trapper cantava «20900 delinquenti, sco…o la figlia di Staffelli»: il numero rappresentava il codice di avviamento postale di Monza, città in cui abita la 25enne. La vicenda non si è chiusa con la condanna del rapper, e a fine gennaio è arrivata la richiesta della Procura di Monza: mille euro di multa anche per il tiranese. Il giudice, invece, questa mattina lo ha assolto.
Bisognerà attendere 30 giorni per leggere le motivazioni della sentenza; intanto il suo legale, l’avvocato praticante Dylan Della Valle, si dice soddisfatto dell’assoluzione. La difesa ha infatti sempre sostenuto che non sussistesse l’elemento oggettivo del reato di diffamazione aggravata a mezzo social, ossia l’assenza della persona offesa, intesa come impossibilità di percepire la diffamazione e quindi di difendersi.
«Quando il nostro assistito ha taggato la Staffelli lei ha ricevuto un messaggio che la informava del tag su Instagram – ha spiegato Della Valle -. Tant’è vero che lei stessa, al processo nei confronti di Mr. Rizzus, ha testimoniato di aver appreso della canzone dal tag di uno sconosciuto, il mio assistito appunto».
«Certamente lui ha fatto una cavolata, passatemi il termine – ha proseguito il praticante avvocato - ma è un qualcosa che appartiene al mondo dei rapper, che spesso pubblicano brani dei loro colleghi-amici sui social. Così ha fatto anche Simone, ma quella “storia” su Instagram, rimasta visibile per 24 ore, non può essere considerata diffamazione poiché ha taggato la “vittima”. Tutt’al più si può parlare di ingiuria, reato, però, che non esiste più dal 2016. Per questo abbiamo chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste o perché non è previsto dalla legge come reato».
E, del resto, la stessa Rebecca Staffelli ha da subito revocato la costituzione di parte civile nel procedimento nei confronti del giovane valtellinese, con la rinuncia, quindi, a pretendere un risarcimento del danno.
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