
Bonus mamme 2025: meno vantaggi rispetto alla decontribuzione
Diego Riva, segretario generale della Cgil di Lecco: «Il requisito dell’avere almeno due figli resta limitante e penalizza soprattutto le giovani donne»
Lecco - Sondrio
Il bonus per le lavoratrici madri previsto per il 2025 sostituisce per quest’anno l’esonero contributivo che era stato introdotto in legge di Bilancio, con un beneficio finale meno positivo.
La misura prevede il versamento una tantum, in un’unica soluzione a dicembre da parte dell’Inps, di 40 euro per ogni mese lavorato nel corso dell’anno. È riservata alle lavoratrici dipendenti (con esclusione delle lavoratrici domestiche) e alle autonome con reddito da lavoro fino a 40mila euro, madri di almeno due figli, con il più piccolo fino ai 10 anni. Il beneficio (fino a un massimo di 3mila euro l’anno senza limite di reddito) spetta anche alle lavoratrici con almeno tre figli, con il più piccolo fino a 18 anni, purché abbiano un contratto di lavoro autonomo o a tempo determinato.
Come evidenzia Il Sole 24 Ore, per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti, sommare i 480 euro previsti per il 2025 alle detrazioni Irpef – che da quest’anno sostituiscono il taglio del cuneo fiscale in vigore fino al 2023 – porta a un beneficio inferiore rispetto alla decontribuzione applicata alle lavoratrici madri nel 2024. Con un esempio il quotidiano di Confindustria spiega che una dipendente con un mensile lordo di 1.800 euro nel 2025 otterrebbe un beneficio di 1.224 euro, che comprende bonus e detrazioni: «nel 2024, con la decontribuzione, la stessa lavoratrice avrebbe avuto un beneficio annuo di 1.980 euro. Guardando allo stipendio netto mensile la lavoratrice passa da 1.567 euro del 2024 a 1.504 euro nel 2025».
Nel Decreto Economia (Dl 95/2025) slitta quindi di un anno il taglio parziale dei contributi Inps a carico delle lavoratrici con reddito fino a 40mila euro, madri di due o più figli, che era stato inserito in legge di Bilancio. Se la nuova legge di Bilancio per il 2026 non modificherà lo schema, dall’anno prossimo le lavoratrici con due figli avranno accesso all’esonero contributivo del valore di 40 euro fino a quando il figlio più piccolo compirà 10 anni, mentre dal 2027 per le madri con tre figli l’esonero sarà valido fino a quando il più piccolo avrà raggiunto la maggiore età.
Assenza di progressività, mancanza di certezze ed effetto annuncio sono, secondo il segretario generale della Cgil di Lecco, Diego Riva, i limiti del bonus che «non tiene conto delle reali condizioni economiche delle famiglie. Inoltre, il decreto attuativo non è ancora pubblicato e l’erogazione in unica soluzione serve solo a rendere il bonus più visibile, ma non incide realmente sul benessere delle famiglie». Tuttavia, aggiunge Riva, è «positivo che, a differenza della decontribuzione prevista già dal 2024, la misura venga allargata alle lavoratrici precarie, ma il requisito dell’avere almeno due figli resta limitante e penalizza soprattutto le giovani donne».
In generale, la politica dei bonus adottata dal Governo «non affronta le cause strutturali della denatalità e non è sufficiente a sostenere i redditi da lavoro. C’è bisogno di rinnovare i contratti nazionali e di una riforma fiscale progressiva che ponga fine alla penalizzazione di lavoro e pensioni rispetto agli altri redditi, che contrasti l’evasione. C’è bisogno di servizi per l’infanzia e di sostegni alla genitorialità e alla non autosufficienza, che riequilibrino il lavoro di cura».
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