
Colico, referendum sul “Bitto”:
si vota non prima di novembre
Dopo mesi di discussioni, si profila la data del voto. La minoranza critica i tempi, ma l’amministrazione si difende dalle accuse
Colico
Il sindaco e la maggioranza non si sbottonano. Ma ci vorranno alcuni mesi per vedere i cittadini di Colico alle urne per il referendum. Il ragionamento è semplice. Seppur la minoranza stessa, nella delibera approvata ieri all’unanimità, abbia chiesto che il referendum venga proposto quanto prima, l’ufficio elettorale ha bisogno di tempo per istruire tutto l’iter procedurale. Ma in mezzo c’è agosto, per cui è facile immaginare che non si potrà andare alle urne prima di novembre. Nessuno vorrebbe sforare a dicembre, con il rischio di spostarsi verso le vacanze natalizie, ma questo pericolo potrebbe essere evitato. D’altronde la macchina comunale, dopo le tante incertezze di questi mesi, si è messa pienamente all’opera pro referendum.
Di sicuro non è stata una decisione presa a cuor leggero. E sia il sindaco Monica Gilardi che il suo vice Ielardi hanno ammesso che il referendum non è mai stato un problema per loro. Ma volevano avere la sicurezza che, in caso di promozione di questo strumento consultivo, nessuno, in primis la Corte dei Conti, avrebbe mai avuto qualcosa da ridire. Addirittura Davide Ielardi si è rivolto direttamente al consigliere di minoranza Enzo Venini dicendogli: «Abbiamo salvato anche voi, chiedendo al Ministero quel parere». Insomma, per la maggioranza guidata da Monica Gilardi, la ritrosia a varare il referendum non è stata causata dal “tifo” per Sondrio, espresso per il cambio di provincia. «Senza la certezza che quella legge regionale fosse inattaccabile – ha spiegato il vicesindaco -, la vostra proposta di deliberazione consigliare protocollata il 16 luglio e che condivido punto per punto, se l’avessimo deliberata prima d’oggi, cosa avremmo rischiato? Il deferimento alla Corte dei Conti per danno erariale. Dopodiché oggi serenamente penso che si possa rimettere questa scelta alla cittadinanza».
Ma neanche questa spiegazione di Ielardi ha convinto la minoranza e sicuramente non ha convinto un Venini (Più Comunità) che ha preso una strada diversa da Piazzotta e Grega (Colico di tutti), insieme alla consigliera Silvia Paroli. «Diciamo la verità – ha tuonato dai banchi della minoranza Paroli arringando la folla che era in larga maggioranza pro Lecco – se avesse vinto la raccolta firme del comitato Pro Sondrio, saremmo qui a fare il referendum? Io credo proprio di no. Il referendum è comunque un passo avanti che noi apprezziamo perché siamo sempre stati pro referendum, ma le firme avevano fatto il loro corso e la preferenza dei cittadini di Colico per la permanenza in provincia di Lecco era netta».
Insomma, forse ha ragione Raffaele Grega quando ha parlato di un paese “spaccato in due” da otto mesi di discussioni. Si poteva evitare? Secondo la maggioranza no. Bisognava andare a fondo della questione “ammissibilità” del referendum. Per la minoranza si è trattato solo di un “prendere tempo” in vista dell’esito della raccolta firme. Fatto sta che di tempo per decidere ce ne vorrà ancora tanto. Almeno 4-5 mesi. E poi, finalmente, si saprà se il Bitto sposerà l’Agone. O se tutto rimarrà com’è.
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