Colorina celebra la pace
con il Memoriale delle Nazioni

Nel centenario del santuario del Divin Prigioniero, un monumento simbolo di pace universale. Appello alle scuole per visite didattiche

Colorina

«Una giornata storica dal significato profondo». Sono le parole del sindaco Doriano Codega a raccontare la grande emozione vissuta domenica 9 novembre da tutta la comunità di Colorina - e non solo - in occasione dell’inaugurazione del Memoriale delle Nazioni, nuova opera che nel centenario del santuario arricchisce il complesso del Divin Prigioniero. Un progetto promosso dall’Associazione Amici di don Folci, reso possibile grazie al sostegno del Comune di Colorina, della Provincia di Sondrio, della Fondazione Pro Valtellina e del Bim, segno concreto di un messaggio sempre attuale: «No alla guerra, sì alla pace».

«L’opera - ha ricordato Codega - era il desiderio del venerabile don Giovanni Folci, parroco a Valle di Colorina, cappellano militare e prigioniero durante la Grande Guerra. Questa è per noi una giornata preziosa, che rinnova la nostra identità di comunità viva e consapevole. Don Folci sarebbe sicuramente contento e voglio ricordarlo con le sue parole: abbiamo creato un luogo dove i vivi pregano con e per i morti, e i morti intercedono per i vivi. Un luogo dove la memoria si fa speranza per il futuro». La giornata si è aperta alle 10, al suono delle campane, con il Corpo musicale di Fusine che ha guidato il corteo partito dal municipio fino al Memoriale, nella frazione di Valle.

Presenti numerose autorità civili, militari e religiose: il prefetto di Sondrio, Anna Pavone, il presidente della Provincia, Davide Menegola, il vicequestore, il presidente della Fondazione Pro Valtellina, Marco Dell’Acqua, l’onorevole Eugenio Zoffili, vicepresidente dell’assemblea parlamentare dell’Osce, molti primi cittadini del territorio e le rappresentanze dei gruppi Ana, del Comando provinciale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Il momento solenne dell’alzabandiera ha dato inizio agli interventi ufficiali. Ad aprire la cerimonia sono stati don Walter Crippa, sesto successore del venerabile Folci, ed Enzio Ciami, presidente dell’associazione Amici di don Folci, che hanno ricordato il significato profondo dell’opera, realizzata a cent’anni dall’inaugurazione del Santuario: un segno di pace e fraternità di respiro internazionale.

Nel suo saluto istituzionale, il sindaco ha sottolineato l’importanza del Memoriale non solo per la comunità locale ma per l’intera nazione, soprattutto in un tempo ancora segnato da guerre e divisioni: «Un segno di speranza e pace», ha detto. Il prefetto Pavone ha evidenziato il valore simbolico del monumento, capace di trasmettere un messaggio di pace universale, mentre il presidente Menegola ha invitato a riflettere sull’etimologia del termine patria, come richiamo alla responsabilità di essere insieme padri e figli all’interno della società. Particolarmente toccante l’intervento del presidente provinciale degli Alpini, Gianfranco Giambelli, che ha ricordato l’importanza dell’esperienza e dell’educazione dei giovani nella costruzione della comunità futura. Zoffili ha, infine, rivolto un appello alle scuole valtellinesi, comasche e lombarde affinché visitino il Memoriale per riflettere sulla brutalità della guerra e riscoprire la speranza di un futuro di pace e fraternità. A rendere il momento ancora più intenso, suor Lucia Sposetti, rappresentante dell’Opera Divin Prigioniero, ha deposto una rosa rossa per ciascun caduto, gesto di memoria e gratitudine.

La giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica e un momento di fraternità accompagnato dai canti del Coro Cai Valmalenco. Un evento di fede, memoria e speranza, nel segno di don Folci e della pace tra i popoli.

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