Geninazzi: «Pace e missionarietà
saranno i due pilastri del papato di Leone»

Il giornalista già inviato di Avvenire: «In un contesto in cui la guerra è ai confini dell’Europa, il riferimento alla pace era quasi obbligato. Ciò che mi ha colpito è stata l’insistenza. Questo messaggio di pace sarà uno dei punti fondamentali della sua azione pastorale»

Lecco

Pace e missionarietà. Saranno questi due dei principali pilastri del papato di Leone XIV secondo Luigi Geninazzi. «Il cardinale Prevost – spiega il giornalista, già inviato del quotidiano Avvenire – ricopriva un incarico fondamentale, quello di Prefetto del Dicastero per i vescovi. È conosciuto e stimato da Papa Francesco e dai cardinali di tutto il mondo. Allo stesso tempo non è un curiale come invece lo era per esempio il cardinale Parolin, il quale ha svolto soprattutto una carriera diplomatica. È un frate agostiniano che è stato per tanti anni missionario in Perù. Con il suo saluto in spagnolo, e non in inglese, Leone XIV ha voluto ricordare proprio questo spirito missionario che lo aiuterà nello sviluppo di una visione universale». Per il giornalista la scelta del nome Leone è «molto interessante» poiché richiama Leone XIII, autore dell’enciclica Rerum Novarum, promotore della dottrina sociale della Chiesa nonché primo Pontefice ad «impegnarsi sul piano politico dal Medioevo, quando i Papi detenevano ancora il potere temporale». «In un contesto in cui la guerra è ai confini dell’Europa – prosegue Geninazzi – il riferimento alla Pace era quasi obbligato. Ciò che mi ha colpito è stata l’insistenza. Questo messaggio di pace, che richiama gli appelli di Papa Francesco, sarà al centro del pontificato di Leone XIV, uno dei punti fondamentali della sua azione pastorale».

L’elezione di Leone XIV è arrivata al quarto scrutinio, come Benedetto XVI nel 2005. «Se il conclave fosse durato un giorno in più – sottolinea Geninazzi – non mi sarei scandalizzato. Le congregazioni generali sono servite ai cardinali per conoscersi meglio e prendere una decisione con rapidità. Leone XIV segue la linea di Papa Francesco ma non cede sui dogmi della fede come dimostrato dal richiamo alla salvezza nel nome di Cristo dopo quello alla pace. Pur essendo di origine statunitense, il nuovo pontefice non ha fatto molta carriera lì e sfugge alle divisioni dell’episcopato Usa. La sua scelta è stata un’indicazione di unità in una Chiesa sempre più internazionale».

Nei giorni che hanno preceduto il Conclave il nome del cardinale Robert Francis Prevost non era nelle prime file dei “papabili”. «I vaticanisti – osserva Geninazzi – annaspano tra tanti nomi in queste situazioni. Solo nel 2005 Ratzinger era tra i “papabili” ed è stato poi eletto. Nel 2013 Bergoglio era uno dei tanti nomi. Quando fu eletto Giovanni Paolo II, la sua figura non era considerata tra i favoriti. Si è insistito molto sul cardinale Parolin che però è troppo legato alla curia. Gli altri italiani? Pizzaballa è giovane. Zuppi è un cardinale molto rispettato. In ogni caso, in una chiesa sempre più globalizzata anche un Papa italiano avrebbe dovuto sviluppare una visione universale. Leone XIV è una scelta ottima in questo senso». Una scelta in grado di essere trasversale: «Unisce il richiamo alla pace, la visione sociale e politica, lo spirito missionario e il riferimento alla salvezza in Cristo». Nato a Chicago nel settembre 1955, Leone XIV è il primo Papa appartenente all’ordine di Sant’Agostino, di cui è stato priore generale per dodici anni, tra il 2001 e il 2013.

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