I santi bambini
tra fede e artE

C’è un paese, sul Lago di Como, dove tra gli uomini è ancora diffuso un nome di cui si sono perse le tracce nel resto d’Italia: Quirico. Il paese è Lezzeno, il più lungo del Lario con i suoi sette chilometri di litorale. Ci riferiamo, naturalmente, al Comune del ramo comasco, non all’omonima frazione di Bellano su quello lecchese. Questi, comunque, sono dettagli di poco conto. Più importante, nel nostro caso, è andare all’origine di quel nome singolare.

Quirico è, insieme alla madre Giulitta, il dedicatario della chiesa parrocchiale di Lezzeno, nonché copatrono del borgo, sempre assieme alla genitrice. Il loro martirio è raffigurato con rara efficacia nei dipinti che circondano l’altare, firmati e datati (1712), da Giulio Quaglio, esponente di punta di una stirpe di artisti intelvesi che si fece strada in tutta Europa. La vicenda accadde nell’attuale Turchia attorno al 304-305 dopo Cristo. Giulitta, che si rifiutava di sacrificare agli dei pagani, venne prima fatta torturare e poi decapitare dal governatore romano Alessandro. Il piccolo Quirico, costretto ad assistere al supplizio della madre sulle ginocchia del governatore stesso, gridò “Sono cristiano anch’io!” e per questo fu scagliato sui gradini del tribunale, dove morì spaccandosi la testa. Aveva appena tre anni. L’agiografia vuole che Giulitta, per nulla turbata, abbia ringraziato Dio perché il figlio l’aveva preceduta nella gloria del Signore. Insomma, due campioni di fede, granitica e precoce, che devono aver molto colpito nei secoli i fedeli lezzenesi.

Nel nostro tempo il tema dei santi giovanissimi è tornato di grande attualità, perché Papa Francesco ha deciso di innalzare agli altari due esempi per i giovani del Terzo Millennio: Carlo Acutis, morto a 15 anni nel 2006, e con lui Pier Giorgio Frassati, che invece perse la vita a 24 nel 1925. Proprio oggi provvederà alla proclamazione dei due nuovi santi della Chiesa cattolica il successore di Bergoglio, Leone XIV.

L’evento odierno ci offre l’occasione per dedicare un numero monografico de “L’Ordine” ai “santi bambini” (e ragazzi), ragionando tra teologia, storia e arte, grazie agli interventi di autorevoli firme. Ne emergono storie edificanti e luminose, ma traspare anche, in qualche caso, il rischio di tramutare in simboli un po’ forzati dei minori, le cui intenzioni e vicende storiche non sempre sono facili da acclarare. Il caso più noto, in questo senso, è quello di Simonino da Trento, il bimbo scomparso la sera del 23 marzo 1475, Giovedì santo, e ritrovato cadavere la domenica di Pasqua, nelle acque di una roggia. La sua effigie è ancora diffusa (come nel quadro che vi propiniamo qui in copertina), ma dal 1965 il piccolo non è più nell’elenco dei santi, perché la Chiesa ha riconosciuto come un errore il processo che aveva portato ad accusare quindici ebrei di Trento di aver ordito ai danni del piccolo Simonino, di appena due anni e mezzo, un “omicidio rituale”.

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