La necropoli di Capiate

Ecco le prime rivelazioni

Sepolture e resti dal IV secolo dopo Cristo al tardo Rinascimento

In campo il laboratorio di antropologia e odontologia diretto da Cattaneo

Olginate

La necropoli di Capiate sta iniziando a raccontare di sé. Parla di una storia davvero antica, giunta fino a noi attraverso il ritrovamento di numerose sepolture e scheletri che da diversi anni ormai, sono oggetto di studio.

E per questa importante ricerca archeologica è stato coinvolto il “Labanof”, il famoso laboratorio di antropologia e odontologia forense, situato alla sezione di medicina legale del dipartimento di morfologia umana e scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano, che si occupa del recupero e dello studio di resti umani e dell’identificazione del vivente. Laboratorio guidato dalla professoressa Cristina Cattaneo, una dei massimi esperti di medicina legale in Italia, chiamata a indagare anche su tanti omicidi e casi di cronaca. Si è occupata ad esempio, delle indagini sui resti della piccola Yara Gambirasio, assassinata nel 2010.

A rivelare i primi risultati dello studio sulla necropoli di Capiate è l’associazione “Capiate - Radici nel futuro onlus”. Sono stati repertati ben 96 scheletri in 43 tombe, che si è accertato, venivano riutilizzate più volte.

«Il periodo temporale coperto è molto ampio: il soggetto più antico è stato datato, sulla base dell’esame del C14, il Carbonio 14 (utilizzato anche per datare la Sindone, ndr) al IV secolo dopo Cristo, il più recente al tardo Rinascimento».

Tutti i dettagli nel servizio su “La Provincia di Lecco” in edicola martedì 10 novembre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA