Nel secondo trimestre l’industria segna un incremento dell’1,3% rispetto ad un anno fa
Restano le difficoltà dell’artigianato che ha subito un ulteriore calo dei volumi: meno 3,2%
LECCO
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Dopo tanti dati negativi, la produzione industriale lecchese segna un aumento
(Foto di
Foto d’archivio)
Variazione tendenziale positiva per l’industria lecchese, che nel secondo trimestre 2013 su base annua segna una crescita della produzione pari all’1,3% a fronte di una media lombarda dello 0,1%.
A far meglio di Lecco ci sono Mantova, Monza e Lodi che rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso recuperano rispettivamente l’1,9, il 2,1 e il 6,9 %. Negativa invece, sempre su base annua, la produzione manifatturiera artigiana che nel confronto fra i due secondi trimestri 2013 e 2012 per Lecco segna il -3,2% (a fronte di una media regionale del -1,9%), collocando la provincia al terzultimo posto davanti solo a Monza (-4,8%) e Lodi (-6,8).
I dati lecchesi su base annua stanno a monte di un quadro congiunturale regionale, presentato nella sede di Unioncamere, il quale, per quanto riguarda la Lombardia, rivela un secondo trimestre 2013 positivo sia per l’industria (che cresce dell’1,2%, dopo un primo trimestre 2013 che era calato del 2%), sia per l’artigianato (+0,9%), anche se per entrambi i settori, l’indagine di Unioncamere ricorda quando la variazione resti negativa per l’artigianato e “quasi nulla” per l’industria.
In attesa di conoscere a breve anche i dettagli lecchesi del trimestre, l’indagine camerale realizzata su tremila aziende manifatturiere (1.524 industriali e 1.348 artigiane), spiega che «le aspettative degli imprenditori migliorano ma rimangono in territorio negativo per produzione, domanda interna e occupazione», mentre «i dati di quest’ultimo trimestre – spiega il presidente di Unioncamere Lombardia Francesco Bettoni – non garantiscono ancora la svolta tanto attesa, ma vanno nella giusta direzione».
Nella media regionale la contrazione dei livelli produttivi colpisce soprattutto le industrie legate all’edilizia (come i minerali non metalliferi che perdono il 6,6%), quelle molto legate ai consumi delle famiglie (-3,4% per l’abbigliamento), industrie varie (-4,1%9 e la carta-stampa (-1,9%). Resistono tessile e pelli-calzature (-0,5%), la siderurgia (-0,2%) e legno-arredo (-0,1%). Bene invece per mezzi di trasporto (+1,9%), chimica (+1,3%), meccanica (+0,8%), alimentari e gomma-plastica (+0,3%).
Quadro più pesante per l’artigianato, col -14,7% per le “manifatturiere varie”, -6,8% per i minerali non metalliferi, -4,9% per le alimentari, il tessile (che in termini di perdite ha già dato) col -1,8% seguito da cali analoghi per gomma-plastica, meccanica e siderurgia.