N’drangheta, Lombardia seconda regione
E la provincia di Lecco non è immune

Questo è il dato inquietante emerso martedì sera nell’incontro pubblico intitolato: “Antimafia in Lombardia: ieri oggi e domani”, organizzato dall’Associazione Nazionale Magistrati sottosezione di Lecco, dall’Ordine degli avvocati della nostra città e da “Bang”, la Nazionale Italiana Magistrati

Lecco

La Lombardia è la seconda regione di ‘ndrangheta in Italia e la provincia di Lecco continua a dover fare i conti con questa organizzazione criminale. Questo è il dato inquietante emerso martedì sera nell’incontro pubblico intitolato: “Antimafia in Lombardia: ieri oggi e domani”. Organizzato dall’Associazione Nazionale Magistrati sottosezione di Lecco, dall’Ordine degli avvocati della nostra città e da “Bang”, la Nazionale Italiana Magistrati, la serata affollatissima in Sala don Ticozzi, ha visto come relatori Nando Della Chiesa, sociologo e docente di Sociologia della criminalità organizzata alla Statale di Milano, e Alessandra Dolci, procuratore della Repubblica aggiunto al Tribunale di Milano con deleghe al coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia.

Gli interventi dei relatori sono stati preceduti dai saluti di Marco Tremolada, presidente del Tribunale di Lecco, da Bianca Maria Bianchi, presidente della Sezione Penale del nostro tribunale, da Elia Campanielli presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lecco e da Chiara Stoppioni, presidente della Sottosezione Anm di Lecco. Dopo una breve introduzione dell’avvocato Roberto Romagnano, che ha spiegato come il fenomeno della criminalità organizzata in Lombardia non sia assolutamente da minimizzare, l’ex magistrato Piero Calabrò ha presentato i relatori che sono entrati subito nel cuore del tema.

Nando Della Chiesa, dopo aver illustrato il ruolo fondamentale delle ricerche sulla criminalità lombarda svolte dagli studenti della sua facoltà, ha voluto sottolineare come il modo di affrontare questo gravissimo problema sia soprattutto culturale e di percezione all’interno delle varie comunità. «Il coraggio è lo strumento necessario per la costruzione di una precisa identità. – ha precisato Dalla Chiesa – Dobbiamo poi liberarci da alcuni luoghi comuni. Per esempio, gira la leggenda secondo cui i criminali oggi non ammazzino più, ma investano in Borsa e mandino i loro figli a studiare a Boston; ebbene non è vero niente. I mafiosi sono nell’economia di tutti i giorni e molti di loro fanno mestieri umili. Queste organizzazioni criminali sono abituate a crescere nei piccoli comuni e così fanno anche da noi. Oggi Buccinasco è la Platì del Nord. Dobbiamo quindi entrare nell’ordine di idee che i mafiosi sono tra noi. Certo, anche l’Antimafia deve averne consapevolezza».

Spietata anche l’analisi del Procuratore Alessandra Dolci, che ha iniziato il suo intervento spiegando che ormai non è più la criminalità che ha sottoposto il tessuto economico, ma è esattamente il contrario, sono gli imprenditori che si rivolgono alla ‘ndrangheta. A questo proposito la Dolci ha fatto l’esempio del fallimento della Perego Strade: «Dall’interrogatorio del Perego è emerso chiaramente che non è stato vittima di estorsione, bensì è lui stesso ad aver richiesto l’appoggio della mafia. Questo evidenzia chiaramente il rapporto opaco che ormai esiste tra criminalità ed economia». In conclusione, Alessandra Dolci ha sottolineato come da parte dei cittadini ci sia la percezione della presenza dentro la nostra società civile della criminalità: «Della loro esistenza siamo consapevoli. Dobbiamo conoscerli per riconoscerli e se ci capita di interagire con loro, va fatta la cosa giusta».

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