Papa Leone incontra i giornalisti

Il Pontefice ha chiesto «di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla»

Dopo il rientro in diocesi del vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, nella capitale sono rimasti gli inviati del Settimanale diocesano, che lunedì mattina hanno partecipato all’incontro con la stampa internazionale, prima udienza pubblica di Papa Leone XIV.

Oltre seimila giornalisti e operatori dei media, accreditati in Sala stampa della Santa Sede per seguire prima il funerale di papa Francesco, quindi il conclave e poi l’inizio del ministero petrino del nuovo Pontefice, sono stati accolti in aula Paolo VI, dove Leone è stato applaudito fin dal suo ingresso. Un’accoglienza che gli ha dato modo di ironizzare in inglese: «Dicono che quando si applaude all’inizio non vale granché! Se alla fine sarete ancora svegli e vorrete ancora applaudire, grazie mille!». Gli applausi per il Papa non sono mancati, più volte scroscianti e spontanei, ad apprezzare diversi passaggi del discorso che ha pronunciato, ricordando che ciascuno è chiamato «all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla».

Perché «la pace comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri; e, in questo senso, il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza: dobbiamo dire “no” alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra». Dopo aver espresso la solidarietà della Chiesa ai giornalisti «incarcerati per aver cercato di raccontare la verità», il Papa ha ringraziato gli operatori della comunicazione per il loro «servizio alla verità». E ne ha ricordato l’incessante impegno delle ultime settimane. «Siete riusciti - ha affermato - a narrare la bellezza dell’amore di Cristo che ci unisce tutti e ci fa essere un unico popolo, guidato dal Buon Pastore». Secondo Leone XVI, quelli che viviamo sono «tempi difficili da percorrere e da raccontare, che rappresentano una sfida per tutti noi e che non dobbiamo fuggire. Al contrario, essi chiedono a ciascuno, nei nostri diversi ruoli e servizi, di non cedere mai alla mediocrità. La Chiesa deve accettare la sfida del tempo e, allo stesso modo, non possono esistere una comunicazione e un giornalismo fuori dal tempo e dalla storia». In questo senso ha ringraziato i giornalisti per quanto fanno «per uscire dagli stereotipi e dai luoghi comuni». Il Papa ha evidenziato che oggi «una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire» dalla «confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi. Perciò, il vostro servizio, con le parole che usate e lo stile che adottate, è importante. La comunicazione, infatti, non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto». Una missione che, «guardando all’evoluzione tecnologica» diventa «ancora più necessaria», utilizzando con responsabilità gli strumenti di cui si dispone, come l’intelligenza artificiale. Papa Leone ha poi ripreso un invito fatto da papa Francesco nel suo ultimo messaggio per la prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali per disarmare «la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività». E ha chiesto ai giornalisti «di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace».

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