
Cronaca / Valchiavenna
Giovedì 22 Settembre 2016
Piuro scava nella storia, dopo trent’anni tornano gli archeologi
Studi a cura dell’Università di Verona. Si cercano conferme all’ipotesi che la zona del Belfort fosse il cuore commerciale prima della frana del 1618.
Dopo quasi trent’anni dall’ultima campagna a Piuro si ricomincia a scavare. Grazie a un progetto supportato dall’Associazione italo-svizzera, con fondi dell’amministrazione comunale e della Comunità montana, in sinergia con la Soprintendenza ai Beni culturali, da ieri un gruppo composto da tre docenti e undici studenti del dipartimento di Archeologia dell’Università di Verona è al lavoro nell’area di Belfort.
L’obiettivo della squadra diretta dal professor Fabio Saggioro è quello di riprendere con un metodo di lavoro scientifico gli scavi dell’Antica Piuro. Un’attività che è da sempre centrale nelle esperienze dell’associazione presieduta da Gianni Lisignoli. Le campagne scientifiche di scavo archeologico hanno avuto inizio negli anni Sessanta. Le più importanti furono quelle del 1963 e del 1966, realizzate grazie al contributo finanziario del Fondo nazionale svizzero per la promozione delle ricerche scientifiche. In quell’occasione venne indagato un luogo che era stato sede di mulini e botteghe per la lavorazione della pietra ollare.
Una successiva campagna ebbe inizio quasi casualmente nel 1988, quando durante lavori di arginatura del fiume Mera, si trovarono oggetti antichi, e fra questi 130 monete, alcune anche d’oro e provenienti da ogni parte d’Europa. «Gli ultimi scavi risalgono a 28 anni fa: ora vogliamo dare valenza scientifica ad alcune supposizioni relative alla collocazione dei palazzi dei nobili di Piuro e alla natura delle costruzioni situate nei pressi di Belfort - spiega Lisignoli, presidente dell’associazione -. Quest’indagine sarà utile per avere conferma delle ipotesi formulate negli ultimi anni sull’area di Belfort, una zona che – secondo la nostra idea di partenza – era dedicata ad attività commerciali. Senza trascurare la zona della Vigna nuova e il resto del territorio sepolto dalla frana del 1618».
Al centro dell’attenzione di questa campagna, che proseguirà per tre settimane e sarà incentrata sull’analisi di 1.200 metri quadrati di terreno, c’è anche la storia dell’utilizzo della pietra ollare. Le premesse di questa campagna, che in questa prima fase può contare su finanziamenti per circa 15mila euro, sono incoraggianti. «Già nella prima giornata di scavi sono emersi dati interessanti per quanto riguarda le strutture degli edifici e si intuiscono le dinamiche della frana - ha osservato Saggioro -. I problemi non mancheranno, ma speriamo di iniziare a mettere ordine dal punto di vista scientifico su Piuro, anche prima della frana».
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