
«Come padre posso solo dire che mi manca in modo non descrivibile e mi mancherà sempre. Mia moglie ed io siamo consapevoli della fortuna avuta nello stare con lui 34 anni e seguiremo e ameremo sempre immensamente i suoi tre piccoli, Matilda, di sette anni, Clara, di tre, e Martino, di uno. La grande eredità che ci ha lasciato».
A dirlo è Aldo Zecca, dentista e artista di Sondrio, papà di Jan, morto a soli 34 anni la notte di venerdì 2 maggio, precipitato nel torrente Valdone, a Torre di Santa Maria. Erano le 2.45 quando la sua auto è stata ripresa in uscita dall’Azienda agricola “Terra del sole”, che gestiva con la compagna Maddalena, la quale tuttora porta avanti l’attività insieme al proprio staff. Aveva lavorato per tutta la giornata al ristorante, suo luogo d’elezione, ed appariva soddisfatto. Mamma Marina, con la quale aveva un feeling speciale, lo ha visto quando era già a letto e le era sembrato sereno «ma lui è sempre stato di poche parole - dice il papà -, si è sempre preoccupato di non fornire, a noi genitori, motivi di ansia».
Poche ore dopo, probabilmente stremato dalla situazione in cui si dibatteva dal febbraio dello scorso anno, quando gli era stata diagnosticata la sclerosi multipla, di cui dava conto, spesso, sul proprio profilo Facebook, Jan ha deciso di salire in auto e prendere per la Valmalenco. E, lì, all’altezza del Valdone, la tragedia, compiutasi nonostante le protezioni poste da alcuni anni ai bordi del ponte per dissuadere dal compiere gesti estremi. La salma è stata recuperata il giorno seguente dal personale del Soccorso alpino della Guardia di finanza, del Corpo nazionale, con la presenza attiva dei Vigili del fuoco e dei Carabinieri e, dopo la ricognizione cadaverica è giunto il nulla osta alla sepoltura dalla Procura, ma, poi, gli inquirenti hanno ritenuto di dover effettuare ulteriori approfondimenti per avere certezza che si tratti di un gesto volontario ed hanno trattenuto il corpo fino al via libera ai funerali che si volgeranno questa mattina, alle 10, in Collegiata a Sondrio. Dove saranno in tanti a stringersi attorno a mamma e papà, alla sorella gemella Astrid, al fratello Ciro, alla compagna Maddalena e ai tre figlioletti. I tanti che in questi giorni hanno inviato pensieri affettuosi a Jan e ai suoi famigliari. «Era benvoluto e amato da tutti - assicura il papà -. Aveva un bel sorriso spontaneo e bellissimi occhi azzurri. É stato un figlio ed un fratello splendido, legatissimo alla madre, amava gli animali e fin dalla scuola materna ha portato a casa cani e gatti randagi, uccelli feriti a animali che avevano bisogno di aiuto. Con la sua attività era un tutt’uno, in 15 anni aveva fatto della “Terra del sole” un posto elegante, caldo, accogliente, tanto da meritarsi i cinque girasoli che equivalgono alle cinque stelle delle altre realtà ricettive. Amava in modo totale cucinare. Fin da piccolo chiedeva come regali di Natale e di compleanno strumenti per la cucina e giochi per confezionare dolci e dopo i cinque anni di Agraria aveva fatto esperienza in Inghilterra, nelle Marche e in Trentino, sempre in cucina. Era felice quando cucinava, felice della sua compagna e dei suoi figli».
Fino a quel giorno in cui ha scoperto la sclerosi multipla, a ridosso della nascita di Martino, come ha rivelato sul proprio profilo Facebook. E lì è cominciato il calvario. Jan ha aderito subito alle terapie «ma nel tempo, la paura per le conseguenze della malattia, la preoccupazione per il futuro suo e della sua famiglia e la depressione si sono fatte strada - dice il papà - e chi lo aveva in cura non ha compreso la gravità della situazione». Jan ha cercato di sottrarsi da solo all’abisso in cui stava scivolando, senza riuscirci. Aveva bisogno di un appiglio che non ha trovato. Ora, quel grido sommesso, deve essere ascoltato.
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