
Cronaca / Lecco città
Lunedì 27 Maggio 2019
Studenti e anziani a confronto
«Esperienza che ci ha arricchiti»
Lecco: la seconda E della don Ticozzi al polo Frassoni di Castello
“La storia in diretta” per imparare dalla voce di chi l’ha vissuta di persona
”La storia in diretta” è un progetto nato per mettere in contatto giovani e anziani, che ha coinvolto gli ospiti del polo Frassoni di Castello, che aiuta gli anziani e le altre persone fragili, e gli alunni della seconda media, sezione E, della don Ticozzi.
Grazie alla docente Elena Nogara e all’educatrice e arte terapista del Frassoni, Anna Mauri, che hanno saputo fare da filo conduttore tra le due generazioni, il personale del polo Frassoni, i genitori dei ragazzi e alcuni parenti degli anziani, il risultato è stato decisamente positivo.
Tutto nasce a gennaio. «Ho iniziato a portare i ragazzi della seconda E al polo Frassoni - spiega la Nogara - Ogni venerdì, metà classe alla volta, alternativamente, è uscita accompagnata da me e si è recata al Frassoni per tutto il secondo quadrimestre, fino al 24 maggio. Con Anna Mauri abbiamo collaborato in questi mesi per progettare al meglio le attività da proporre e per definire degli obiettivi che ci sembrava importante raggiungere con i ragazzi. A loro abbiamo proposto la visita e la conoscenza del centro, dei colloqui con il personale per capire meglio le caratteristiche di alcune malattie tipicamente senili. Abbiamo costruito maschere per il Carnevale; i ragazzi hanno anche fatto dei ritratti agli anziani e viceversa; abbiamo riscoperto alcune tradizioni del nostro territorio e i proverbi della nostra cultura. Gli studenti hanno intervistato i “nonni” chiedendo di raccontare le loro storie di vita che poi hanno coinciso anche con la storia del nostro territorio».
I ragazzi hanno così potuto svolgere lezioni di storia, italiano, arte e scienze in modo non tradizionale.
«La cosa più bella - prosegue la Nogara - è stata però il lato umano del progetto: gli ospiti del Frassoni hanno da subito accolto i ragazzi con un affetto incredibile, e gli allievi si sono sentiti subito accolti. Anche i più timidi hanno imparato ad aprirsi, mentre i più vivaci hanno imparato a contenersi; tutti hanno sperimentato cosa significhi saper ascoltare».
«Quando aveva proposto ai ragazzi questo progetto - ricorda la docente - avevo sentito in loro un po’ di resistenza e di timore; ma non appena hanno incontrato gli anziani, si sono messi in gioco e in ascolto, e hanno colto subito la bellezza di un dialogo fra generazioni. Spesso i ragazzi non hanno più i nonni o li hanno lontani, e purtroppo viviamo con ritmi talmente veloci da non avere il tempo di ascoltare i più anziani anche delle nostre famiglie».
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