
Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 02 Agosto 2025
Villa di Tirano, caso chiuso:
è stato omicidio-suicidio
Mentre Maria Borserini, 89 anni, probabilmente stava ancora dormendo, il figlio cinquantenne Emilio Del Dosso Vanari, è entrato nella sua camera e con un solo colpo di pistola sparato alla testa da distanza ravvicinata e l’ha uccisa nel sonno. Poi si è suicidato
Villa di Tirano
L’indagine si è chiusa in fretta. Si è trattato di un grande dramma familiare. Il quadro investigativo è stato da subito già sufficientemente chiaro, non è stata necessaria un’indagine approfondita per rintracciare un colpevole e fare piena luce sui fatti accaduti nella prima mattinata di lunedì 23 giugno al primo piano della palazzina di via Roma, al numero civico 35, a Villa di Tirano.
Mentre Maria Borserini, 89 anni, a lungo ex titolare con il marito del bar in centro paese, probabilmente stava ancora dormendo, il figlio cinquantenne Emilio Del Dosso Vanari, apprezzato operaio specializzato in un’impresa del paese, è entrato nella sua camera e con un solo colpo di pistola sparato alla testa da distanza ravvicinata l’ha uccisa nel sonno. Poi lo sparatore è andato nella sua stanza, si è seduto sul letto e con la stessa arma con la quale pochi istanti prima aveva messo fine all’esistenza difficile dell’anziana madre inferma, dopo l’ictus che l’aveva colpita alcuni mesi fa, si è ucciso, a sua volta, con un solo colpo alla tempia.
A trovare i corpi senza vita di entrambi e poi a dare l’allarme al numero unico di emergenza 112 è stata, attorno alle 9,30 di lunedì, la domestica sessantenne che con la propria chiave ha varcato l’ingresso e, una volta all’interno, nessuno rispondeva ai suoi saluti.
I carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Tirano, guidata dal capitano Riccardo Angeletti, nelle ore successive all’omicidio-suicidio hanno convocato in caserma i vicini e i conoscenti anche per cercare di esplorare il quadro relazionale fra figlio e madre e il loro contesto sociale. Si è cercato, inoltre, di capire l’ora esatta in cui i tragici fatti sono avvenuti: se qualcuno, in particolare fra i vicini, abbia udito e a che ora alcuni fragori, scambiandoli magari per mortaretti fatti esplodere da giovani della zona o interpretati, invece, come i rumori della marmitta di un’auto mal funzionante, senza necessariamente avere sospettato che si trattasse, come in realtà, di due esplosioni da revolver.
La casa, nel frattempo, su disposizione del sostituto procuratore Stefano Latorre, che ha effettuato il sopralluogo nell’immediatezza dell’episodio, era stata posta sotto sequestro, ma da alcune settimane è stata dissequestrata. Non si hanno ancora, invece, indicazioni precise sugli orari in cui sono avvenute le due morti. Il magistrato Stefano Latorre è in attesa della relazione sull’autopsia.
La Procura di Sondrio, diretta da Piero Basilone, aveva conferito l’incarico all’anatomopatologo Luca Tajana, dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Pavia, che nella mattinata di venerdì 27 giugno aveva effettuato il duplice esame autoptico.
Le indagini hanno provveduto ad appurare, senza alcun dubbio, che la pistola a tamburo era regolarmente detenuta da Emilio Del Dosso Vanari da circa un anno e l’autorizzazione era per uso sportivo, per sparare ad esempio al poligono di tiro della vicina città di Tirano. E l’uomo, dopo l’incidente con la sua moto da trial di alcuni mesi fa, era lentamente scivolato in una china depressiva: a causa delle lesioni riportate alla caviglia di una gamba temeva di non essere più in grado di prendersi cura dell’anziana madre malata. Da qui l’idea, probabilmente, di mettere in atto l’omicidio-suicidio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA