Cultura e Spettacoli / Lago
Venerdì 28 Novembre 2025
Andrea Vitali: il dottor Debouché e i rimedi nella farmacia di Bellano
Andrea Vitali racconta nel suo ultimo libro le vicende del farmacista Aiace Debouché, che tra lassativi perfetti, mostarda e molto latro, stravolge la comunità di Bellano
Bellano
Nel nuovo romanzo di Andrea Vitali le vicende non ruotano intorno alla celebre caserma dei carabinieri guidata dal maresciallo Maccadò, questa volta il centro vitale è la farmacia di Bellano. «I rimedi del dottor Aiace Debouché» (Garzanti), è il titolo di un’opera corale che ha nel farmacista Aiace Debouché il protagonista per eccellenza.
La descrizione del dottore ci viene fatta nelle primissime pagine del romanzo attraverso gli occhi, annebbiati dal sonno del primo pomeriggio, del manovale Serramenti, che alla stazione di Bellano svolge la mansione di porta bagagli: «La frenata del treno lo sottrasse ad un sogno... Fu allora che lo vide. Indistinto, dapprima, vuoi per il fumo, vuoi per la cataratta del sonnellino interrotto dal treno. Stava sul predellino, le braccia lunghe, impettito, pareva alto due metri. Evidente che avesse bisogno di un facchino. Il Serramenti lo fissò come se fosse un’apparizione, un Cristo in croce, pensò». Aiace Debouché, varesino di Castellanza, «trentenne, alto, barbuto e fino ad allora insegnante di chimica e fisica», diede una svolta alla sua vita dopo aver letto un annuncio sul quotidiano «La Prealpina» del 20 maggio 1919: era in vendita una farmacia. Lui aveva sempre voluto fare il farmacista e così eccolo contattare l’unico riferimento indicato sull’annuncio, ovvero il notaio Geminetto Carcano con studio in via Bovara 25 a Lecco. Le trattative furono brevi e già il 19 ottobre il dottor Debouché faceva il suo ingresso nella sua farmacia e soprattutto entrava a far parte della comunità bellanese. Sul lago era arrivato un farmacista coi fiocchi, ma molto discreto, forse troppo per il segretario comunale Verbanio Defabris, che non riusciva, nonostante il marcamento a uomo, a convincere il nuovo arrivato a far parte del suo circolo culturale e nemmeno a partecipare alla prima di una commedia di cui lui era l’autore.
La verità era che il dottor Debouché era uno studioso, uno sperimentatore, che passava il tempo libero nel suo laboratorio. L’oggetto delle sue ricerche era la creazione di un lassativo perfetto, quello che avrebbe finalmente risolto uno dei massimi problemi del genere umano. L’unica debolezza per il farmacista-ricercatore era la mostarda: «Da che aveva conosciuta la mostarda, in una lontana serata novembrina, portata in casa Debouché da una conoscente cremonese, il richiamo che esercitava sulla gola di Aiace era rimasto intatto. Il solo gesto di sceglierla pezzo per pezzo gli faceva correre l’acquolina in bocca, chi l’aveva inventata andava annoverato nell’olimpo dei geni. Con precisione scientifica, il Debouché aveva calcolato che tre etti fossero la quantità giusta per delibarla nel corso della settimana, da venerdì a venerdì».
A Bellano il farmacista acquistava la mostarda nella drogheria di Vespro Bordonera, vedovo e soprattutto padre di Virginia, la giovane di buoni studi in Svizzera, che darà una svolta fondamentale a tutta la narrazione. Il bello di questa storia è che la ricerca inesausta del lassativo perfetto continuerà a fare da sfondo a tutta la vicenda, che peraltro non si svolge solo a Bellano. Alcuni dei personaggi troveranno modo di raggiungere Parigi e ancora Mendrisio, senza mai perdere, peraltro, i contatti con il paese di origine. Come tutti i romanzi di Vitali, anche questo vede la partecipazione di una comunità intera. Tra coloro che accompagnano da vicino l’esperienza bellanese del farmacista Debouché, c’è Oreste Geranio, unico figlio del cavalier Augusto proprietario di una tessitura, e di Adalgina Menegola, discretissima poetessa, ma soprattutto coordinatrice del comitato “Contro il vizio”. Oreste era un bel bamboccio a cui piaceva suonare il flauto e che aveva un’aspirazione profonda: andare a studiare in conservatorio a Parigi. Saputa la bella notizia il cavalier Augusto prese una decisione leggermente diversa: lo mandò a fare l’aiuto magazziniere al cotonificio di Bellano.
Non mancano a dare una svolta decisiva alla vicenda la perpetua Venegonda, che incontriamo mentre spenna con energia una gallina, il prevosto di Bellano, a cui «santa» Venegonda faceva da segretaria e consigliera, e ancora la levatrice Novarena Sanapeni. Un mondo variegato quest’ultimo, a cui Andrea Vitali dà voce e sostanza, senza mai perdere il filo di una narrazione che si muove dentro le rigide convenzioni di un ventesimo secolo ai suoi esordi. E proprio in questo contesto lo scrittore fa emergere la sana concretezza di un gruppetto di donne che riesce a risolvere una questione molto complessa con rara intelligenza e determinazione. C’è molta energia in quel di Bellano ed anche molta fantasia con i piedi per terra. Resta sospesa la questione del lassativo dei lassativi, ma a questa penserà il dottor Debouché.
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