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Lunedì 07 Luglio 2025
Lecco Film Fest: «La Chiesa oggi, fra guerre e migranti»
Domenica mattina tavola rotonda in piazza XX Settembre con ospite il direttore del Tg La7 Enrico Mentana. Al centro del dibattito quanto sta accadendo nel mondo: «Avremmo voluto vedere Francesco a Kiev o Gaza»
Lecco
«Quanto avremmo sognato di vedere Papa Francesco a Kiev o a Gaza?». L’ultima giornata della sesta edizione del Lecco Film Festival, organizzato da Fondazione Ente dello Spettacolo con il sostegno di Confindustria Lecco – Sondrio, si è aperta con una riflessione sulla forza delle immagini, sia quelle di cui disponiamo sia quelle in cui abbiamo solo sperato.
Di fronte ad una piazza XX Settembre piena, alcune importanti firme del giornalismo italiano, moderate dal vicedirettore del Sole 24 Ore Daniele Bellasio, hanno discusso sulle istantanee, sia quelle esistenti sia quelle mancate, attraverso cui si è sviluppato l’ultimo capitolo della storia della Chiesa. “Con ogni probabilità – ha esordito Enrico Mentana, direttore del Tg La7 – il papato di Francesco e il papato di Leone XIV sono stati meno pesanti e incidenti rispetto al passaggio tra l’agonia di Giovanni Paolo II e l’arrivo di Benedetto XVI. Francesco ha testimoniato dalla parte degli ultimi in una stagione in cui contavano i primi. È il primo Papa che se ne è andato in mezzo a due guerre in cui non è riuscito ad avere ruolo. Giovanni Paolo II ebbe un ruolo fondamentale nella vita internazionale. Se ne andava un titano agli occhi del mondo».
È ancora impressa nella mente di molti, ricorda Mentana, l’immagine di Giovanni Paolo II che voleva rivolgersi a piazza San Pietro ma non gli usciva la voce, «la più drammatica delle impotenze per l’uomo che aveva tuonato con la voce della chiesa in tutto il mondo».
Papa Francesco è stato impotente verso quei grandi eventi che Giovanni Paolo II aveva invece cavalcato. «Se del funerale di Francesco l’immagine che resta è quella di Trump e Zelensky, due non cattolici, c’è qualcosa che non quadra» ha concluso Mentana, il quale ha poi evidenziato come sotto Francesco la Chiesa non sia stata in grado di intervenire contro il “respingimento psicologico” dei migranti, l’elemento su cui le destre hanno battuto le sinistre in tutto il mondo.
«Nel tentativo di aprire le porte della Chiesa – ha aggiunto Liliana Faccioli Pintozzi, caporedattrice esteri di sky tg24 – e uscire per strada la lezione che voleva lasciare Francesco è stata annacquata. Il suo messaggio per gli ultimi era rivoluzionario ma non piaceva in quel momento, non era strutturale all’agenda politica mondiale e quindi è stato contrastato per tutto il pontificato. Di Papa Giovanni Paolo II ricordiamo il ruolo centrale nella caduta del Muro di Berlino ma quasi mai quello che disse ad Agrigento contro la mafia perché in quel momento non era funzionale».
Per il giornalista Marco Bardazzi, Papa Francesco ha risentito anche di una sovraesposizione comunicativa ma è comunque riuscito a “rafforzare la fede dei cattolici in giro per il mondo” e a lasciare “un segno profondo”.
«Papa Leone XIV – ha proseguito Bardazzi – è una figura enigmatica in cui c’è tutto ciò che rappresenta oggi il continente America. C’è l’immigrazione. Il suo albero genealogico si sviluppa tra Chicago e New Orleans, nel cuore degli Stati Uniti. Papa Leone riassume in sé tutta quella parte degli Stati Uniti che oggi si è affidata a Trump. Allo stesso tempo, Papa Leone porta con sé l’America latina vista da missionario e il ruolo per anni di leader degli agostiniani che gli ha permesso di visitare tutto il mondo e di essere aperto agli scenari della geopolitica».
Lilliana Faccioli Pintozzi ha ricordato come al giubileo dei governanti Papa Leone XIV abbia dichiarato che “è una vergogna ed una bugia vendere la pace attraverso il riarmo”. «Nessun politico gli ha risposto – ha concluso la caporedattrice esteri di sky tg24 – Se la politica non lo ascolta l’unico modo per restituire alla Chiesa centralità è che i credenti, se lo vogliono, pretendano che i loro politici ascoltino la Chiesa. Non si può pretendere che la politica ascolti un pontefice se il suo stesso popolo non lo ascolta».
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