
Cultura e Spettacoli / Lecco città
Domenica 05 Ottobre 2025
L’eredità di Manzoni e la costruzione della lingua, riflessioni a Lecco
Riflessioni sul contributo dello scrittore alla lingua italiana, dalle influenze francesi all’importanza politica e democratica, con un evento a Villa Gomes.
lECCO
La «lingua degli italiani» inventata da Alessandro Manzoni è stata al centro dell’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio a Villa Gomes. Ne hanno parlato Gianmarco Gaspari, docente dell’università dell’Insubria di Como, e Gian Luigi Daccò, storico e museologo, insieme a Mauro Rossetto, direttore del museo manzoniano. In apertura è intervenuta l’assessore alla Cultura Simona Piazza, che ha ribadito l’inscindibile connubio tra Manzoni e la nascita della lingua italiana moderna. In questo senso, ha continuato l’assessore, il rinnovato museo manzoniano proporrà nuovi contenuti su questo aspetto fondamentale. Peraltro, proprio una settimana fa, il Festival Treccani della Lingua Italiana, giunto a Lecco all’ottava edizione, aveva ribadito l’importanza di Alessandro Manzoni nella costruzione dell’italiano che noi tutti oggi parliamo.
L’appuntamento a Villa Gomes è iniziato con l’attore e regista Luca Radaelli che ha letto una parte dell’introduzione manzoniana al “Fermo e Lucia” e in particolare il brano in cui l’autore dei “Promessi sposi” riflette sulla lingua. «Manzoni si presenta come scrittore e uomo che si impone il dovere di usare una lingua condivisa da chi scrive e da chi parla» ha spiegato Gianmarco Gaspari. Il grande scrittore scrive l’introduzione al “Fermo e Lucia” nel 1821 e già si interroga se il milanese sia la lingua che sta cercando. In quell’anno era morto Carlo Porta, suo amico, e lui afferma che Porta sarebbe stato molto più conosciuto se avesse usato una lingua più “coltivata”. Lo aveva già scritto Leopardi nello Zibaldone, quando affermava che in Italia un letterato ha il gravoso compito di inventarsi una lingua moderna. Manzoni aveva chiarissimo questa preoccupazione: era necessario costruire una nuova lingua».
Nell’incontro si è parlato dei soggiorni parigini di Manzoni, della sua amicizia con Claude Fauriel e della sua invidia per i francesi che a teatro erano in grado di comprendere le commedie di Molière. Di queste frequentazioni francesi e del problema della lingua ha parlato Gian Luigi Daccò: «Nel suo secondo soggiorno parigino, Manzoni incontra l’abbé Grégoire, un influente personaggio religioso e politico francese, sostenitore del giansenismo. Fu lui ad affermare la necessità di eliminare in Francia i dialetti, di distruggerli in favore di una lingua comune. Manzoni, assorbito dal problema della lingua, vede in Grégoire una sorta di nume tutelare, tanto che gli invierà la ventisettana per un autorevole parere. Insomma, per il Manzoni la lingua aveva un valore politico e democratico».
La serata è proseguita con un’apericena a base di prodotti tipici del territorio e con il recital musicale “La poetica manzoniana nella canzone d’autore italiana”, che ha visto protagonisti Anna Maria Musajo (voce), Giuseppe Blanco (pianoforte) e Giuseppe Lapalorcia (contrabbasso). La giornata si è poi conclusa con il “Murder Party” intitolato “Chi ha incastrato Giacomo Maria Manzoni?”: un gioco di ruolo ideato e condotto dallo scrittore Beppe Roncari.
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