
Economia / Sondrio e cintura
Martedì 09 Settembre 2025
Crisi Melavì, le mini mele boccone amaro per i frutticoltori
Il dissesto della cooperativa coinvolge anche il progetto Rockit. I fornitori sono preoccupati per il futuro dei loro raccolti e per gli investimenti fatti.
Ponte in Valtellina
Il dissesto di Melavì ha inghiottito anche il progetto Rockit, quello delle mele piccole inserite in un tubo di plastica per la commercializzazione. C’è un marchio registrato ed esiste una licenza, fuori provincia, che autorizza la vendita da parte del Consorzio che raggruppa le Cooperative ora in crisi. La varietà di “mini-mele” fu presentata in pompa magna a Expo Milano e ora i frutticoltori che impiantarono gli impianti in Valtellina per la produzione, sono al palo. Non c’è più chi confeziona e commercializza il prodotto, ovvero Melavì, e loro adesso che fine faranno dopo i notevoli investimenti sostenuti?
«Mio cognato è fortemente preoccupato - racconta Franchino Piasini, 55 anni, di Poggiridenti -. Ha speso parecchi soldi per il suo campo e adesso non sa più a chi potrà conferire il raccolto e non può assolutamente venderlo in autonomia. Le autorizzazioni erano in capo unicamente alla Cooperativa. Se lo facesse e venisse scoperto, rischierebbe pesanti multe. A parte il fatto che è sprovvisto di una struttura per la confezione dei tubi».
A fronte dei crescenti malumori fra i più fedeli fornitori delle tre Coop storiche valtellinesi, Cooperativa Ortofrutticola di Ponte in Valtellina - sede centrale degli uffici - Frutticoltori di Villa di Tirano e Cooperativa Ortofrutticola Alta Valtellina di Tovo Sant’Agata che, nel tempo, ha comportato l’abbandono di diversi agricoltori con un crollo verticale dei conferimenti, Melavì ha pure tentato di creare un’azienda agricola di gestione diretta dei frutteti tradizionali proprio per contrastare la progressiva perdita dei soci produttori e delle mele da essi consegnate in precedenza. Ma anche questa iniziativa è ben presto naufragata, ossia non ha portato i risultati auspicati, lasciando i frutteti in uno stato di cattiva cura, con rendimenti assai inferiori alle aspettative. Un amministratore un giorno commentò: «Sono frutteti inguardabili. Mancano i controlli».
Ora il perito nominato dal Tribunale di Sondrio, Simone Martinalli, titolare di un affermato studio di commercialisti a Morbegno, ha depositato a Palazzo di Giustizia pure il parere motivato alla proposta di concordato semplificato della società agricola Melavì-Società Cooperativa con sede in via Nazionale 20 a Ponte in Valtellina dopo avere anche esaminato la relazione dell’esperto indicato dalla medesima società, la cui esposizione debitoria ammonta a circa 23 milioni, inoltrata lo scorso 24 giugno
«Tale documento - scrive il commercialista Martinalli, incaricato dalla giudice Sara Cargasacchi delegata al caso - dà conto delle numerose interlocuzioni, volte a trovare una soluzione stragiudiziale alla crisi, avvenute con il ceto bancario nonchè del coinvolgimento, in tale fase, dei fornitori. Per contro, quanto ai soci (creditori in ragione di conferimenti eseguiti e/o creditori per finanziamenti erogati alla Cooperativa come prestito sociale), i richiami ad essi sono assai limitati e nulla risulta circa una loro partecipazione all’indicato percorso stragiudiziale, dal quale pare siano stati completamente esclusi».
È un giudizio severo quello espresso dall’ausiliario della procedura di concordato semplificato il quale sottolinea che «tale impostazione non sembra tenere conto delle peculiarità che caratterizzano le cooperative con scopo mutualistico (costituito dal fornire beni e servizi o occasioni di lavoro direttamente ai membri dell’organizzazione a condizioni più vantaggiose di quelle che otterrebbero sul mercato)”. “È dunque legittimo domandarsi come, in tale ipotesi, i soci cooperatori possano non essere direttamente e costantemente coinvolti, dall’inizio, nelle decisioni relative al percorso per uscire dalla crisi», conclude il perito Martinalli.
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