Lavoro, calo di assunzioni a Lecco

I dati Le previsioni occupazionali di settembre mostrano segnali di rallentamento: -300 rispetto a 12 mesi fa La maggior parte dei contratti resta a termine. «La tenuta dell’industria non basta a nascondere quadro fragile»

Lecco

Le previsioni occupazionali di settembre 2025 delineano per il territorio lariano un quadro complesso, con segnali di rallentamento che si sommano a criticità strutturali già note. Secondo le rilevazioni del sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, le imprese comasche prevedono 5.260 assunzioni (-620 rispetto allo stesso mese del 2024), mentre quelle lecchesi ne stimano 2.850 (-300).

In regione

Un calo che rispecchia l’andamento lombardo complessivo, dove la domanda di lavoro segna -14.090 unità, soprattutto nei servizi (-13.320), mentre l’industria resiste con un -750. La tendenza si conferma: la maggior parte dei contratti resta a termine, con un’incidenza pari al 76% a Lecco (in lieve crescita rispetto al 75% dell’anno precedente) e al 73% a Como (in flessione dal 75%). Il tempo indeterminato copre il 22% delle nuove attivazioni a Como e il 19% a Lecco, mentre l’apprendistato si ferma al 5% in entrambe le province. I settori che più offrono stabilità sono l’industria manifatturiera (50% a Como, 42% a Lecco) e le costruzioni (36% a Como, 31% a Lecco), mentre turismo e agricoltura si confermano aree a basso tasso di contratti stabili.

Serve un cambio di prospettiva

Guardando alle figure professionali, Como vede al primo posto gli addetti alla ristorazione (830 unità), mentre a Lecco emergono gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine (970 unità). L’età resta un fattore discriminante: negli addetti all’accoglienza prevalgono nettamente i giovani under 29 (65,4% dei casi a Como, 80% a Lecco).

Quanto ai settori, l’industria manifatturiera lariana continua a rappresentare un bacino importante (910 attivazioni a Como, 940 a Lecco), ma i servizi si confermano prevalenti: 3.890 nuove entrate nel Comasco, 1.660 nel Lecchese, con particolare peso del turismo e dei servizi alla persona. Il dato dimensionale evidenzia il ruolo cruciale delle piccole imprese: a Como oltre il 57% delle assunzioni previste arriva da realtà con meno di 50 dipendenti, a Lecco la quota si attesta al 55%.

Sul fronte delle competenze, l’incidenza dei titoli di studio varia molto: l’università è determinante per docenti e professioni sanitarie, mentre gli ITS si rivelano decisivi per figure tecniche e informatiche, specie nel Lecchese. Per la Uil Lario, i numeri Excelsior rappresentano un segnale da non sottovalutare.

«Il territorio lariano sta vivendo un rallentamento significativo della domanda di lavoro, con un ricorso massiccio e ormai strutturale a forme contrattuali non stabili – commenta il coordinatore Dario Esposito . La tenuta dell’industria a Lecco non basta a nascondere un quadro fragile. La vera emergenza è che quasi un lavoratore su due non sarà reperibile dalle imprese, segno di un mismatch sempre più grave tra sistema formativo, tessuto produttivo e bisogni delle persone».

Esposito richiama la necessità di un cambio di prospettiva: «Il Lario paga fragilità storiche, dalla conformazione geografica che penalizza la mobilità fino all’attrazione esercitata dal mercato svizzero. Occorre un patto sociale lariano che coinvolga istituzioni, associazioni datoriali e sigle sindacali, puntando su formazione mirata, infrastrutture moderne, politiche industriali verdi e inclusive. Solo così si può garantire lavoro stabile e di qualità ai giovani e alle famiglie che chiedono sicurezza».

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