Tassa sulla salute per i frontalieri: scatta il ricorso dei sindacati

Dopo il via libera al prelievo sulle retribuzioni, le sigle sindacali annunciano battaglia legale contro la misura, ritenuta una doppia imposizione fiscale

Sondrio

È stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di giovedì scorso, il decreto attuativo in materia di «spesa sanitaria dei lavoratori frontalieri in Svizzera» che dà modo alle Regioni interessate di applicarlo e dare il via alla riscossione della tassa sulla salute, come la chiamano i detrattori, o del contributo al servizio sanitario regionale, come lo chiamano i sostenitori.

A darne notizia in un comunicato stampa, ieri, le parti sindacali che si sono sempre opposte a questo provvedimento, ovvero Cgil, Cisl e Uil frontalieri, rappresentate rispettivamente da Giuseppe Augurusa, Marco Contessa e Raimondo Pancrazio, unitamente ai colleghi svizzeri di Unia, Ocst, Syna, Vpod e Syndicom.

«Con la pubblicazione, il ministero della Salute di concerto con il ministero dell’Economia e finanze danno mandato alle Regioni coinvolte di introdurre il prelievo sulle retribuzioni nette dei vecchi frontalieri con tassazione esclusiva – dicono le parti sindacali –, a due anni dall’entrata in vigore della tassa sulla salute e malgrado le disposizioni del trattato italo-svizzero del 2020 e della legge di recepimento del 2023 che li volevano tassati solo alla fonte, in Svizzera».

Le parti sindacali, in questi due anni, si sono date da fare in tutti i modi per contrastare il provvedimento, ritenendolo incostituzionale in quanto prefigurerebbe una doppia imposizione fiscale. Nei recenti due tavoli tenutisi in Regione Lombardia avevano chiesto che il contributo venisse derubricato da obbligatorio in volontario così da far venir meno il suo carattere impositivo che lo assimilerebbe ad una tassa, ma la Regione non ha ritenuto di poter seguire il sindacato su questa strada e la pubblicazione del decreto dà ora la possibilità a tutte le regioni interessate, Lombardia, ma anche Piemonte, Valle d’Aosta e la Provincia autonoma di Bolzano di poter procedere con l’adozione del provvedimento definendo la quota di compartecipazione famigliare annua.

«Il decreto attuativo non è, infatti, ancora esaustivo nello stabilire quantità e modalità del prelievo che restano comprese fra il 3 e il 6% con una gradualità che dovrà tener conto dei carichi famigliari introducendo un criterio di progressività fiscale – osservano le parti sindacali –. Al contrario, nel provvedimento è confermata in modo esplicito la retroattività della tassa al 2024, il raddoppio delle sanzioni in caso di omesso versamento, la destinazione d’uso della tassa a beneficio del personale sanitario, mentre ipotizza non meglio precisati potenziali trattamenti socio sanitari attraverso “innovativi modelli di welfare” rinviando le modalità attuative alle Regioni attraverso propri atti da adottare ragionevolmente entro il 2026».

Va da sé che, a questo punto, come ampiamente annunciato dalle organizzazioni sindacali e ribadito anche nelle ultime assemblee dei lavoratori del novembre scorso, i sindacati procederanno al ricorso alla Corte Costituzionale «per accertare profili di incostituzionalità – dicono – ovvero per contrastare la doppia imposizione fiscale in spregio alle disposizioni dei Paesi Ocse ed in direzione contraria al trattato internazionale del 2020 che ribadiva il divieto di doppie imposizioni fra Stati».

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