Cesana, commozione ai funerali
del pilota Lazzaro Valsecchi

Chiesa gremita per l’ultimo saluto al 45enne, vittima di un incidente stradale. La moto e la tuta sulla bara, il rombo dei motori all’uscita

Cesana Brianza

«Sei stato, e sempre sarai, il più grande amore della mia vita»: Stella, figlia adolescente di Lazzaro Valsecchi, il quarantacinquenne motociclista deceduto nell’incidente di lunedì pomeriggio a Gera Lario, ha strappato un lungo applauso durante il funerale. Potente, il suo messaggio, letto con determinazione al termine delle esequie, ha commosso oggi la chiesa gremita: «Immenso è il dolore, per un legame unico come il nostro. Avevo la certezza, papà, che sempre ci saresti stato e infatti il tuo amore proteggerà il mio cammino. Non mi viene in mente nulla che io possa fare senza di te. Il tempo è volato, ci è stato rubato». Anche il parroco, don Paolo Sanfilippo, motociclista a propria volta, non ha sottaciuto le circostanze: «Il Vangelo ci ammonisce che la morte avviene quando non ci aspettiamo: né il giorno, né l’ora, che per Lazzaro sono stati quelli dell’incontro con la vettura che ha fatto la manovra che non doveva». Sulla bara è stato posato il casco e, accanto, la tuta di Valsecchi, trionfatore nel Motoestate, dove aveva iniziato nel 1995 con la Honda 125, poi per tre anni protagonista della Race Attack 1000 e, dal 2024, passato in Coppa Italia. Don Paolo ha sottolineato «la consapevolezza che accompagna tutti noi amanti delle due ruote: non a sedici anni, quando ci si sente invincibili, ma subito dopo, quando si comprende che per noi l’atto stesso di salire in sella può diventare ben presto fatale. Oltre a questa consapevolezza, ha proseguito, c’è però anche quella di sentirsi liberi, non inscatolati dentro una macchina».

Stella Valsecchi lo ha ribadito, nell’addio al papà: «La moto e la libertà erano la vita, per te, uomo vero, gentile, onesto, autentico. Porterò il ricordo di te, felice, inciso nel mio cuore così come tu avevi tatuato il mio nome sulla tua pelle. Finché vivrò, vivrai con me». Non meno emozionante è stato il tributo dei «compagni di sella», come don Paolo li ha definiti. All’arrivo del feretro, accanto al portale della chiesa, tra innumerevoli omaggi floreali tra cui la corona del club Revolution di Valmadrera, una moto di grossa cilindrata ha rombato un saluto; le stesse vibranti accelerate hanno accolto le spoglie di Lazzaro Valsecchi al termine della cerimonia, moltiplicate da ancora più moto, mentre sulla bara veniva deposto un vessillo del “Revolution”, presente il presidente Giovanni Rusconi.

Valsecchi ha perso la vita nello scontro con un’utilitaria in fase di svolta; era noto anche in quanto figlio di uno dei titolari del “Lem Market”, punto vendita di alimentari all’ingrosso sul confine con Suello. Ha lasciato nel dolore il papà Maurilio, la compagna Maria Teresa, le sorelle Michela e Luisa; quest’ultima, nelle parole di don Paolo, ha detto: «È morto facendo ciò che amava». Ha concluso, il sacerdote: «Ogni vita è un viaggio e la corsa più impegnativa che ciascun essere umano può compiere è quella che porta all’amore per gli altri».

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